Ogni paziente ricoverato in ospedale vede nell’infermiere un figura rassicurante, un ponte fra la malattia e la guarigione, quando è possibile, e per questa ragione gli si affida con fiducia. Sa di dover affrontare un periodo difficile, spesso conta sulla presenza rassicurante del personale che lo cura e mai potrebbe immaginare di trovarsi in un luogo invece minacciato dalla spietatezza di chi può approfittare di una donna malata, sedandola prima con farmaci a base di benzodiazepine, per poi violentarla sessualmente.
E’ stata proprio la continua e consistente diminuzione dei farmaci ad insospettire i medici e gli infermieri del reparto di Neurochirurgia di Padova, che hanno voluto andare a fondo del problema, capire cosa stesse succedendo in quelle stanze, dove misteriosamente i barbiturici sparivano.
I carabinieri del Nas hanno avviato le indagini e utilizzando le telecamere nelle stanze, hanno potuto assistere a scene raccapriccianti. Un infermiere di 41 anni, E.C. somministrava dosi massicce di tranquillanti, ad una paziente cinese di 58anni e una volta sedata a sufficienza, si infilava nel suo letto.
Ora dal carcere Due Palazzi di Padova, dove è stato condotto per essere stato colto in flagranza di reato, dovrà rispondere di violenza sessuale aggravata e la Direzione Sanitaria ha presentato un esposto in Procura, ravvisando la necessità di ulteriori accertamenti. S’interroga infatti su quante donne siano state violentate, sulle conseguenze della somministrazione indebita di benzodiazepine, mentre i Nas controlleranno certificazioni di richieste farmacologiche: si sospettano firme false e atti di contraffazione delle certificazioni mediche.
I commenti dei colleghi, che mai avrebbero potuto immaginare la gravità degli avvenimenti, riportano però qualche lacuna in merito alla condotta dell’infermiere, sembra che proprio un mese fa una paziente si sia lamentata e abbia minacciato denuncia e che più volte la commissione disciplinare dell’ospedale si sia dovuta occupare dell’operatore sanitario che ha violato così gravemente la missione deontologica del suo lavoro.
Sarà compito degli investigatori ricostruire i tempi, i modi, la quantità delle violenze perpetrate su donne malate, fragili, che nulla hanno potuto fare per difendersi da quel mostro orribile che un uomo, che uomo non è. Un mostro crudele che si è sentito autorizzato a demolire la parte più intima e delicata di una donna, che porta il nome di stupro.