Caro Direttore,
in qualità di “esperto” mi permetto di dire “la mia” sulla questione del rientro di Orsoni a Ca’ Foscari, in qualità di Insegnante.
L’ esperienza nasce dal mio coinvolgimento nel processo per il rogo della Fenice, ove svolgevo il ruolo di Segretario Generale. Quando divenni destinatario dell’avviso di garanzia che quel P.M. ritenne di dovermi “gratificare”, unitamente al Sindaco Cacciari ed al Sovrintendente Pontel, non ebbi dubbi…..dovevo fare un passo indietro e lo feci.
Lo feci, mi fu riconosciuto da tutti, con garbo e discrezione perché evitai di esaltare la notizia e non detti la soddisfazione ai Partiti di ingaggiare, tra loro, una “contesa politica” perché erano inconcepibili le dimissioni di un “tecnico” e non quelle “politiche” e mi riferisco al Sindaco ed al Sovrintendente. Lo dissi nella prefazione del libro che ho scritto in materia mascherando la verità con il fatto che l’assenza della “mia casa”dopo 40 anni, rendeva inutile la mia presenza.
Si trattò quindi di una scelta, di carattere personale, strettamente personale, dettata dalla coscienza, ma solo da essa.
Nel caso di Orsoni, la scelta della decisione spetta solamente all’interessato, alla sua sensibilità, al suo “criterio di giudicare e valutare” la vita. Perciò, la decisione, a mio avviso, deve essere tutta sua, anche perché i “motivi del suo colloquiare con la Giustizia” riguardano fatti e ragioni estranei all’ Ateneo di Ca’ Foscari.
Mi piacerebbe che i “soloni” mettessero la sordina ai loro sproloqui e nel contempo, immaginare che la “protesta” dei giovani sia animata dalla purezza della loro gioventù… quella commovente purezza che li vede “sempre” protagonisti nei drammi del nostro Paese. Perché quella purezza ispira l’etica a farla da padrona. Ci debbono essere le norme, le leggi a disciplinare la coesistenza…. non deve, però, mancare lo spirito dell’etica che completa e rende accettabili quelle norme, quelle leggi anche se severe.
gianeselli iginio
30/11/2014