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Omicidio Marco Vannini, Sindaco Cerveteri: motivazioni riduzione pena ingiuste “Lo uccidono ancora”

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Omicidio Marco Vannini, Sindaco Cerveteri: motivazioni riduzione pena ingiuste "Lo uccidono ancora"

Omicidio Marco Vannini: una delle pagine più tristi della nostra storia recente italiana. Mentre nell’opinione pubblica una piccola percentuale parla di disgrazia involontaria, moltissimi argomentano tesi di intrigo misterioso. Nemmeno indagini, questo è certo, numerose trasmissioni tv, processi, sentenze, hanno fatto completa chiarezza su quanto successo in quella maledetta notte.

Ieri la cronaca ha aggiunto un’ulteriore pagina al ‘caso’: il Sindaco di Cerveteri, apprese le motivazioni con cui il tribunale ha ridotto la pena a Ciontoli (l’uomo ritenuto responsabile del colpo di pistola che ha ucciso il ragazzo) ha parlato di ennesimo fatto ingiusto, ed ha ordinato bandiere a lutto, arrivando a dichiarare: “Motivazioni della sentenza lo uccidono ancora”.

Queste le parole del sindaco di Cerveteri Alessio Pascucci riguardo le motivazioni diffuse sulla sentenza di appello (Marco Vannini era originario di Cerveteri).
“Da Sindaco e uomo delle Istituzioni dico che le motivazioni della sentenza che condanna l’assassino di Marco Vannini ad appena cinque anni di carcere è qualcosa di incomprensibile che uccide per l’ennesima volta Marco e i suoi familiari ed è per questo che domani (oggi, ndr) listeremo a lutto le bandiere dei nostri edifici”.

“Una sentenza che attraverso un sillogismo tutt’altro che chiaro arriva a giustificare il Ciontoli per aver ritardato i soccorsi al povero Marco che, come dicono tutti i referti, si sarebbe salvato se soltanto qualcuno di quella scellerata famiglia si fosse degnato di chiamare l’ambulanza in tempo. Invece il tentennamento di Ciontoli è proprio ciò che, stando a quanto affermano i giudici, conferma la non volontarietà del suo folle gesto”, aggiunge il sindaco Pascucci.

“In segno di lutto per l’ennesima giornata indecorosa della giustizia italiana che lascia impunito un uomo che fra l’altro è un militare servitore dello Stato, domani listeremo nuovamente le bandiere cittadine a lutto, rinnovando la solidarietà e la vicinanza di questa Amministrazione e di tutta la comunità cervetrana alla famiglia Vannini”, conclude il sindaco.

Omicidio Marco Vannini che sarebbe avvenuto per un colpo partito per sbaglio da Ciontoli, ma il tribunale ha anche riconosciuto che l’imputato mentì.

Si deve parlare di omicidio colposo perchè non ci fu dolo da parte di Antonio Ciontoli nell’atto di sparare. Ciontoli, sottufficiale della Marina militare, però, evitò “consapevolmente e reiteratamente l’attivazione di immediati soccorsi” attuando una condotta “odiosa e riprovevole” per “evitare conseguenze dannose in ambito lavorativo”.

Questo quanto si legge sulle motivazioni della sentenza di secondo grado con cui i giudici hanno ridotto a 5 anni la condanna a Ciontoli confermando, invece, la pena di tre anni per il resto della famiglia perchè “difettavano della piena conoscenza delle circostanze” che poi portarono alla morte di Vannini avvenuta il 18 maggio 2015 a Ladispoli, vicino a Roma.

Secondo la ricostruzione dell’epoca, Vannini si trovava in casa della fidanzata intento a farsi un bagno nella vasca, quando entrò Ciontoli per prendere da una scarpiera un’arma e partì un colpo che ferì gravemente il ragazzo.

Di lì, secondo l’accusa, sarebbe partito un ritardo ‘consapevole’ nei soccorsi; le condizioni di Vannini si sarebbero aggravate, fino a provocarne la morte.

A processo furono portati, e poi condannati, tutti i componenti la famiglia Ciontoli. In primo grado, Antonio Ciontoli fu condannato a 14 anni per omicidio volontario, i figli e la moglie a tre anni per omicidio colposo.

In appello, condanna ridotta a 5 anni per il capofamiglia per omicidio colposo, e conferma della sentenza per i familiari.

Per i giudici Ciontoli mentì “nel tentativo di ridurre la portata di responsabilità in quel momento, peraltro, già emerse”. Ma per la corte il dolo decade anche perché Ciontoli, pur se in ritardo, attiva “le richieste di soccorso, ancorché condotte con modalità inaccettabili e mendaci”.

Tuttavia vista “la gravità della condotta tenuta dall’imputato, della tragicità dell’accaduto, all’assenza di significativi tratti di resipiscenza” la corte ha deciso per Ciontoli il massimo della pena stabilita per l’omicidio colposo, ovvero 5 anni.

Inoltre la corte osserva che anche se la condotta dell’imputato “appare estremamente riprovevole sotto il profilo etico e odiosa” ciò “non può di per sé comportare che un fatto colposo diventi doloso”.

Diverso il ragionamento per i suoi familiari che per la corte “difettavano della piena conoscenza delle circostanze… e proprio in considerazione della non provata consapevolezza circa la natura del colpo esploso, delle rassicurazioni di Antonio Ciontoli e delle caratteristiche della ferita, si deve ritenere non sufficientemente certo che essi si siano rappresentati con la lucidità e la nettezza del padre la possibilità dell’evento mortale”.

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