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Omicidio in villa di Catania, è stata la moglie di Alfio Longo, ha confessato

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Vincenza Ingrassia ha ucciso il marito Alfio Longo, inscenando l’omicidio come fosse stata una banda del tipo “Arancia Meccanica”.
Vincenza Ingrassia, alla fine, è crollata ed ha confessato ai carabinieri: «Sì, l’ho ucciso io».
La scena del delitto era stata descritta in maniera trucida: alle 5 del mattino di giovedì la donna era uscita di casa urlando, dicendo che nella villa sulle pendici dell’Etna, una squadra di teppisti aveva assaltato la casa, immobilizzato lei e ucciso a colpi di bastone il marito, Alfio Longo, pensionato di 67 anni. Tutti le avevano creduto, inorriditi, poi però erano cominciate le indagini e alcuni riscontri non tornavano agli investigatori.

Le domande dell’interrogatorio si infittiscono e la donna, che aveva raccontato di essere stata legata a una sedia con corde e nastri adesivi, ha cominciato a contraddirsi.
Fino a crollare confessando di avere assassinato il marito, perché «Era stufa di fare la sua schiava, di subire percosse, maltrattamenti, tradimenti e droghe».
Vincenza Ingrassia ha raccontato di quarant’anni di inferno, terminati quando lui si è assopito con dei sonniferi, nel momento in cui ha colpito il marito con un legno con tutta la sua forza sulla testa.

Il racconto avrà bisogno di ulteriori riscontri perché ulteriori dettagli emersi in quel mare di bugie iniziali sonno sorprendenti ed infatti hanno hanno sorpreso gli inquirenti e tutta la comunità. Inaspettatamente quella coppia che apparteneva ai fedeli del gruppo di preghiera della vicina chiesa di San Gaetano, coltivava venti piantine di marijuana e in mansarda c’era tutto l’occorrente per essiccare la droga, accanto a una pistola calibro 9 rubata, a un fucile non denunciato, a diverse scatole di cartucce, e a molto denaro in contanti.

Redazione

29/08/2015

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