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LIBRI | Belly Roads, Parole di Danza, Sentieri d' Oriente

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La poesia istintiva d’influenza lyrics rock americane si fonde con le millenarie culture della danza orientale. È Belly Roads, il settimo libro del giornalista veneziano Luca Ferrari.

di Desirèe Sigurtà , giornalista

Partiamo con una doverosa premessa: quando Luca mi ha chiesto di recensire il suo Belly Roads…parole di Danza, sentieri d'Oriente… (Granviale Editori, 2012), devo ammettere che un po’ mi sono tremate le gambe. Vuoi perché è la prima volta che mi capita di parlare di un libro scritto da un amico, vuoi perché sull'argomento non mi definirei esattamente un'esperta, fatto sta che ci ho dovuto riflettere un po' su prima di dargli una risposta definitiva (Sarai abbastanza obiettiva nel tuo giudizio? Riuscirai a convincere il pubblico a prendere in mano quest'opera? E se invece ottenessi il risultato inverso?). Ma poi Luca, molto semplicemente, mi ha detto “sono curioso di vedere cosa ci vedi, e ci scrivi”: è stata quella frase la molla che mi ha fatto abbandonare gli indugi e, allora, eccomi qui.

La prima volta che ho preso in mano il libro, me lo ricordo ancora, era il 13 luglio. Reduce da una serata di pizza, bicicletta, chiacchiere e risate fino ad orari impossibili al Lido (saranno state le 2, le 3?), Luca mi consegna la sua nuova creatura, fresca di stampa. La genesi della copertina l'avevo vissuta in diretta durante un altro passaggio a Venezia, a maggio, quindi è con un po' di emozione che ho guardato Belly Roads. Nonostante Morfeo mi stesse richiamando all'ordine già  da una decina di minuti, non ho resistito alla tentazione: dovevo sfogliare quelle pagine. Conclusa la prefazione di Jamila Zaki, direttrice del primo circolo culturale sull'arte della Danza Orientale in Italia, nonché pioniera nel nostro Paese di questa disciplina (perché non credo si tratti solo di danza, ma di un modo di essere, di concepire la vita e le sue suggestioni), mi sono tuffata nelle pagine di poesia.

Una cifra stilistica classica di Luca è quella di assegnare un luogo e una data a ciascuna delle creature partorite dalla sua fervida immaginazione. È soprattutto su quella strisciolina di terra che sembra proteggere il pesce-Venezia dalle correnti dell'Adriatico, il Lido, che Luca si lascia ispirare. Un po' terra di confine, un po' porto da cui salpare con la fantasia. Gli accenni al mondo della danza orientale sono velati come le stoffe indossate e fatte vibrare dalle ballerine. Eppure, anche tra frasi apparentemente disconnesse con il tema del libro, si percepisce la passione che Luca prova per questo mondo e le sue suggestioni.

Postilla numero 2: in più occasioni ho avuto modo di leggere e, a volte, partecipare indirettamente alle composizioni di Luca. Non si possono certo definire poesie classiche, nel senso più comune del termine: le famose Tre Parole di Valeria Rossi (sole, cuore, amore) sarà  difficile incontrarle tra le righe scritte dal buon Ferrari. Il più delle volte, il loro significato mi resta oscuro, anche dopo più riletture. Ma basta una parola, un'atmosfera per far riaffiorare alla mente un discorso, uno spunto, una riflessione condivisa con lui. E per farmi sentire, così, parte del suo mondo. Con questo spirito, dunque, cerco ancora oggi – nascosta tra avverbi e costruzioni lessicali ardite – una chiave di lettura alle sue poesie.

Pur non riuscendo ad afferrare il senso recondito che si cela dietro le sue parole, più leggo e più mi lascio ipnotizzare e cullare dalle immagini che Luca disegna. Le sue danzatrici sembrano quasi spiriti fatati, angeli alla Wim Wenders che osservano e accompagnano le persone in questa grande tragicommedia che è la vita. Spesso ho trovato desolazione, rabbia, disillusione nelle poesie di Luca. Eppure, al cospetto delle sacerdotesse della danza, sembra a tratti finalmente addolcirsi, come se avesse trovato quel balsamo che serve ad alleviare i dolori dell'anima e tirare fuori nuova linfa.

Di una cosa, sicuramente, sono convinta, al termine della lettura di questo libro (che scorre veloce come i passi di una ballerina): Belly Roads ha il merito di avermi consegnato un'immagine finalmente viva ed emozionante della Danza Orientale, emozionante perché scaturita dalle sensazioni di Luca davanti a un’esibizione, che tutto hanno a che fare meno che con la sensualità  eccessiva a cui spesso si associa questo mondo. Non ci sono conturbanti danzatrici dei sette veli, pronte a sedurre marajà  o sultani, ma donne libere, che hanno trovato nella danza la loro forma di espressione migliore. Una femminilità  con la F maiuscola, quella che noi donne dovremmo sempre cercare di difendere.

Belly Roads – parole di Danza, sentieri d’Oriente
Luca Ferrari – (2012, Granviale Editori)

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  1. I have the book in my hands …. and I still haven’t read because I want the emotion remains locked in its pages, and I think if I read it soon, the excitement will go with the wisdom … But reading the words of Desireé… an uncontrollable desire handles my soul and my desire to discover the poetry of the book.

    Soon I will write my impressions… ;)

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