Due artisti, Giorgio Pettener e Hilde Benassi, ad offrire il mistero e la poesia di un linguaggio artistico struggente, esposto fino al 18 Febbraio al Palazzo della Provvederia in via Torre Belfredo a Mestre.
Colore e forma, segno e materia: la vita e la morte stretti dalle braccia di un tempo che la mente e la mano umana hanno curato, per offrirci il senso della meraviglia ed aiutarci a comprendere la complessità del nostro esistere.
Il segno spirituale della pittrice Hilde Benassi nelle figure di donna , statue fatate, Palladio del vero nella complessità semplice ed altera del corpo femminile, imbrigliato e insieme libero nella memoria di udire le voce delle cose sorde: in quei corpi la forza, la debolezza, il dolore.
Ed è la materia lavorata dalle mani sapienti di Giorgio Pettener, a conformare nei quadri la pace del tempo, con quei materiali grezzi, ricchi di povertà consapevole. Si possono quasi indovinare le mani dell’artista a scavare il mare, ad assorbire fanghiglie e a ricavarne stelle, fili di iuta, di legno dorati, sabbia rubata all’aurora, pietre che diventano versi, luci che nutrono la notte, nell’epifania dell’Opera. L’unione, l’ingegno nelle opere esposte ci dicono che l’occhio umano può e persino deve, guardare oltre, svelare l’impossibile.
Memoria di sensi ritrovati per chi si sofferma sulla bellezza del quadri e si appaga del suo sentirsi ospite, uno xénos, un dono degli dei, che vive il privilegio di ritrovare miti senza eroi, in un navigare quieto, dove gli aedi narrano il talento dell’arte, che i quadri, dal Palazzo della Provvederia restituiscono al nostro viaggio interiore, affidandosi alla ricchezza della filosofia, quando un cielo di rocce e di mare trafigge il cuore, senza fargli male.
Consiste nel dono di secoli consegnati al sentimento più remoto dell’animo umano , l’importanza di questa Mostra che ha messo insieme due artisti di grande spessore legati con catene invisibili al dono dell’Origine: la donna quale forza femminile oscura, onnipresente, che sa generare senza mai fine, fiori alberi e grano; e ancora Demetra, dea della terra feconda a offrire il linguaggio segreto dell’assemblare, mescolare materia grezza e preziose sintonie simboliche che la mano ha saputo tradurre e trasformare in incanto, in miracolo del sentire.
Andreina Corso