presentati e raggiungono la vetta.
Non è questo che però interessa al regista, piuttosto la difficile e impervia discesa funestata da una interminabile tempesta.
Qui il film perde qualche colpo, anche perché lascia per strada la maggior parte dei personaggi e si concentra su un paio.
Cresce il dramma ma ogni tanto spinge lo spettatore a guardare l’orologio in attesa del finale.
Buone le performance del cast che però non riesce a far coinvolgere davvero alla vicenda. La colpa però e forse riscontrabile nella natura stessa dei personaggi, milionari che per sfizio e sfida hanno voluto incontrare la morte.
Una sorpresa invece la seconda proiezione, il messicano “Il mostro dalle mille teste”. Opera che partendo dal dramma di un uomo malato di tumore, si concentra sulle peripezie dei famigliari nel tentativo di ottenere una cura.
Lo scontro della moglie con la burocrazia e la sanità messicana (il mostro del titolo), con un taglia quasi tarantiniano ma con protagonisti molto meno eccessivi.
Questo film è il classico esempio di quando si ha una storia e la si vuole raccontarla, si può farlo in un’ora e un quarto in continua escalation.
La protagonista in compagnia del figlio adolescente, sequestrerà il medico curante del marito, artefice di quella burocrazia assassina delle assicurazioni mediche.
Da quel momento il suo viaggio per ottenere quello che le spetta, sarà una follia di violenza ed ironia verso un finale prevedibile ma allo stesso tempo l’unico possibile.
Un film che probabilmente non troverà distribuzione nelle sale italiane ma che merita di essere visto.
All’uscita, una mezz’ora di attesa tra la folla di fans esaltati, ci ha consentito di incrociare l’arrivo proprio dei protagonisti di Everest. Il primo Red Carpet…
Mattia Cagalli
02/09/2015
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