Francesca Napoletano, 42 anni è morta mercoledì al Monaldi, l’ospedale nel quale si era presentata, dopo una serie di palleggiamenti che la Procura dovrà districare. In particolare: accertare come sia possibile che una manovra non particolarmente complicata, cioè aspirare dal pericardio il liquido che impediva al cuore di battere, non sia stata praticata nell’ospedale San Paolo dove Francesca era stata in un primo momento portata dai parenti la notte tra martedì e mercoledì scorsi dopo essere stata colta da malore.
La morte della donna porta con sé una serie di interrogativi ai quali intendono dare una risposta gli inquirenti che indagano sulla morte della donna dopo che ieri i carabinieri del Nas hanno notificato cinque avvisi di garanzia ad altrettanti medici dell’ospedale San Paolo. Ma c’e’ un altro quesito al quale si cercherà di dare una risposta, riguarda la disponibilità dei posti nelle cardiochirurgie della città la mattina di mercoledì.
I famigliari della donna, infatti, hanno denunciato di non essere riusciti a trovare posto in alcuno degli ospedali napoletani addebitando ai ritardi accumulati il drammatico esito della vicenda. Interrogativi sui quali vuole vederci chiaro anche il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che invierà a Napoli gli esperti della task force ministeriale per i casi di emergenza. Lunedì mattina si procederà al conferimento dell’incarico ai consulenti che, martedì, nel Secondo Policlinico, dovranno eseguire l’autopsia.
L’Ospedale Monaldi (foto), intanto, difende il proprio operato: “Abbiamo fatto il possibile, abbiamo praticato lo svuotamento del liquido dal pericardio, ma l’intervento non ha dato esito positivo, le condizioni di salute sono precipitate fino all’arresto cardiaco” spiega il direttore sanitario, Nicola Silvestri, esprimendo alla famiglia il cordoglio dell’azienda. “Avevamo entrambe le sale operatorie impegnate per due urgenze, un trapianto di cuore e un aneurisma di primo grado, due interventi complicati. Ho espresso contrarietà al 118 quando mi è stata proposta la terza urgenza, ma per un tamponamento cardiaco non è necessaria la sala operatoria, poteva essere praticato anche da un cardiologo, così come è stato fatto”.
“La signora è andata in arresto cardiaco alle 6.40 – ha detto ancora il direttore sanitario – fino alle 8.10 le sono state praticate tutte le necessarie manovre di rianimazione che purtroppo non hanno avuto successo”.
La Regione Campania si è intanto mossa chiedendo si faccia piena luce sulla vicenda. In questo senso – spiega una nota – “il presidente, Vincenzo De Luca ha concordato con il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, l’invio di ispettori nelle strutture sanitarie interessate”.
Monica Manin
13/03/2016
(cond monaldi)