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Monumenti digitali: a Venezia i primi risultati della Venice Time Machine

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Raffaele Santoro, Direttore dell’Archivio di Stato di Venezia, Frédéric Kaplan direttore del DHLab del Politecnico di Losanna e Responsabile del progetto Venice Time Machine e Dorit Raines, Docente di Storia delle Biblioteche e della Documentazione e Presidente del Sistema Bibliotecario dell’Università Ca’ Foscari Venezia, hanno presentato oggi, martedì 17 ottobre 2017, i primi concreti risultati delle campagne di digitalizzazione del patrimonio archivistico, librario e iconografico di Venezia: si tratta di veri e propri monumenti digitali, presto esplorabili con nuove interfacce digitali.

I numeri sono stupefacenti. Nell’arco di 2 anni di attività sono stati digitalizzati:
 190mila documenti dell’Archivio di Stato di Venezia;
 720mila immagini della Fototeca della Fondazione Giorgio Cini;
 3000 volumi riguardanti Venezia e la sua storia provenienti dalle più importanti biblioteche cittadine (Biblioteca Nazionale Marciana, Sistema Bibliotecario d’Ateneo e la Biblioteca di Area Umanistica dell’Università Ca’Foscari Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti).
In totale, oltre 2 milioni di pagine e immagini

Le fonti – Che cosa è stato digitalizzato
La digitalizzazione in Archivio di Stato ha avuto per oggetto 250 anni di fondi fiscali e catastali dal 1514 al 1740 (Dieci Savi alle Decime).
La Repubblica di Venezia dalla fine del XV secolo istituì un sistema di rilevazione delle ricchezze possedute dagli abitanti di Venezia e del dogado, ai fini di una tassazione diretta sugli stessi beni. Le fonti fiscali e catastali rappresentano l’ossatura informativa dell’analisi urbana perché permettono di ricostruire, attraverso i secoli e in modo molto preciso, le localizzazioni dei beni immobili, chi erano i proprietari, gli affittuari, le funzioni e le loro rendite. Questo permette di avere una mappatura completa delle chiavi primarie di accesso ai documenti: nomi di persone, luoghi e date. Le fonti in Archivio di Stato sono state digitalizzate con scanner planare semiautomatico adatto ai manoscritti e a documenti fragili di grande formato. Le acquisizioni sono conformi ai più alti standard di conservazione digitale per il patrimonio culturale.
Nelle più importanti biblioteche cittadine (Biblioteca Nazionale Marciana, Sistema Bibliotecario d’Ateneo e la Biblioteca di Area Umanistica dell’Università Ca’Foscari, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti) sono stati digitalizzate le fonti secondarie, libri e periodici, che trattano 200 anni di storiografia veneziana nei suoi molteplici aspetti: culturale, sociale, economica, artistica, architettonica, urbana, istituzionale e diplomatica. Una grande parte, quindi, del sapere già prodotto dagli storici e dai loro studi su Venezia costituirà una fonte complementare collegata alle fonti primarie. Per l’acquisizione delle fonti secondarie ci si è serviti di una tecnologia di scanner robotici capaci di girare le pagine automaticamente.
Le 720.000 scansioni di fonti iconografiche digitalizzate alla Fondazione Giorgio Cini integrano la tipologia documentaria accessibile al pubblico e agli studiosi. La fototeca, costituita una trentina di fondi fotografici differenti, rappresenta un importante corpus di immagini dedicate soprattutto al Veneto e a Venezia e permette di ripercorrere visivamente, anche opere d’arte in istituzioni italiane e musei stranieri raccolte in collezioni private. Vi sono immagini di dipinti, incisioni, opere grafiche, sculture, interni di monumenti architettonici e luoghi d’arte. Per i fondi fotografici della Fondazione Giorgio Cini è stata prodotta e certificata una nuova tipologia di scanner, in collaborazione con Adam Lowe di Factum Arte Madrid, capace di numerizzare un documento recto-verso ogni quattro secondi.

L’estrazione di dati
Alla campagna di digitalizzazione è seguita una incessante opera di ‘annotazione’ dei documenti scansionati per estrarre i dati importanti per il sistema informativo.
In Archivio di Stato sulle fonti documentarie sono state prodotte da storici, paleografi e archivisti, oltre 160.000 trascrizioni manuali di nomi, luoghi e parole chiave. Grazie a queste annotazioni è stato sviluppato un sistema
automatico di riconoscimento delle scritture capace di trascrivere parole che non erano state annotate precedentemente con una percentuale di errore, su ogni carattere, intorno al 10%. Questo livello di performance permette di ritrovare nomi nei documenti anche se non sono stati trascritti manualmente.
Sulle fonti secondarie sono state prodotte manualmente circa 200.000 annotazioni di riferimenti bibliografici, in nota a piè di pagina e bibliografia. Grazie a queste annotazioni è stato sviluppato un sistema automatico di riconoscimento che ha permesso di estrarre 3 milioni di riferimenti bibliografici.
Dalle fonti iconografiche sono state estratti tutti i dati testuali relativi alla loro collocazione, soggetto, autore e altro, ovvero tutte le informazioni utili che permettono di ritrovare le immagini con chiavi testuali. Grazie a migliaia di annotazioni manuali è stato possibile sviluppare un sistema che riconosce le similarità tra immagini.

Accesso al patrimonio digitale
Il patrimonio digitale sarà accessibile attraverso dei motori di ricerca: Canvas, Replica, e Linked Books.
Canvas è un motore di ricerca e un’interfaccia di visualizzazione e annotazione di documenti. Può essere utilizzato per visualizzare i documenti d’archivio in originale e come spazio di lavoro per annotarli direttamente seguendo degli schemi strutturati. Il motore di ricerca di Canvas permette di cercare parole chiave tra i contenuti già annotati e parole che il sistema è stato capace di leggere automaticamente. Il lavoro sui documenti svolto dai ricercatori può così essere facilmente condiviso rendendo più efficace l’accesso alle fonti storiche.
Linked Books è un motore di ricerca bibliografico capace di cercare le connessioni tra fonti secondarie (libri e articoli) e primarie (i documenti d’archivio). È possibile ad esempio accedere a tutte le voci bibliografiche che citano un documento e viceversa vedere tutti i documenti citati in un contributo bibliografico. Questo permette per la prima volta di vedere nel tempo l’evoluzione della storia della storiografia veneziana.
Replica è un motore di ricerca iconografico che permette di esplorare, con diverse chiavi di accesso, grandi collezioni iconografiche. Le opere della fototeca della Fondazione Giorgio Cini possono essere esplorate seguendo i dati testuali come l’autore o una data specifica ma anche navigando tra i legami visivi tra opere e i loro dettagli. Questa tipologia di accesso alle collezioni fotografiche è un’assoluta novità perché permette di visualizzare le genealogie visive e la circolazione di motivi nell’arte veneziana.
I motori di ricerca saranno testati nei prossimi mesi presso le Istituzioni veneziane prima di essere messi on line a disposizione di un pubblico più ampio. Oltre alla campagna di digitalizzazione massiva per la conservazione
del patrimonio lo sviluppo di queste interfacce dimostra, con la collaborazione di tutti gli specialisti, archivisti e studiosi coinvolti, un metodo alternativo per accedere patrimonio culturale digitale e sperimentare nuovi metodi per produrre conoscenza.

Santoro ha così dichiarato: “L’utilizzo della rete informatica per come si è stabilizzato negli anni ha portato a privilegiare contenuti schiacciati sul presente, spesso mutuati da televisioni e giornali.
La creazione, che abbiamo in atto con il Politecnico di Losanna, di grandi patrimoni di immagini e dati relativi al nostro passato ed alla storia unica ed irripetibile di Venezia, si propone di costituire un momento di riflessione e ricerca per giovani e meno giovani che, noi lo speriamo, potrà dare un contributo non effimero alla nostra consapevolezza civile”.

Kaplan: “Il nostro scopo dovrebbe essere l’accesso al passato con la stessa facilità e granularità con cui accediamo al presente. L’invenzione di questa nuova generazione di motori di ricerca moltiplica la possibilità di esplorare il patrimonio di Venezia come un unico denso spazio storico.”

Gagliardi ha aggiunto: “Fin dal mio arrivo in Fondazione, ho pensato che le tecnologie digitali rappresentassero il futuro della conservazione e valorizzazione del patrimonio documentale e artistico conservato a San Giorgio. La digitalizzazione della Fototeca, resa possibile dall’avvio del progetto Venice Time Machine, è di per sé un risultato straordinario, un vero e proprio ‘monumento culturale’. Ma è anche la conferma che quella originaria visione era giusta e che la strada intrapresa è appena al suo inizio”.

Ha infine dichiarato Michele Bugliesi, Rettore dell’Università Ca’ Foscari Venezia: “La digitalizzazione delle fonti archivistiche apre vie tutte nuove per lo studio e la comprensione della storia e dell’evoluzione socio-economica e culturale delle civiltà passate e contemporanee. Con questo progetto, Venezia si pone all’avanguardia in Europa quale centro in grado di dimostrare l’enorme potenziale che le tecnologie digitali hanno nella valorizzazione del patrimonio culturale e nella capacità di far evolvere i metodi della ricerca nelle discipline della storia, della storia dell’arte e in più in generale degli studi umanistici e socio-economici”.

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