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Milan e Soldi: Scaroni si chiama fuori. “Fare il presidente non è il mio mestiere”

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Si torna in campo, qualcuno ancora col pandoro sullo stomaco

Al Milan non è in visto proprio come un cambio al vertice: né è in arrivo al posto del cinese Li Yonghong un nuovo presidente né il controllo si prepara a passare al fondo americano Elliott.

A togliere di mezzo le ipotesi legate ai dubbi, che per molti versi restano, sull’effettiva capacità finanziaria di Mr. Li ci pensa Paolo Scaroni. “Nel Milan c’è un unico proprietario, è presidente della società e non è in discussione in alcun modo il ruolo di presidente. Se mai dovesse porsi il problema non è il mio mestiere fare il presidente di una squadra di calcio”, afferma all’ANSA l’ex amministratore delegato dell’Eni, che siede nel consiglio di amministrazione della società rossonera e, oltre a essere un nome gradito a Silvio Berlusconi, è vicepresidente di Rothschild, l’advisor dei cinesi nell’operazione Milan.

Per cancellare qualsiasi ipotesi di interesse personale alla poltrona oggi occupata da Li Yonghong il manager veneto ci tiene poi a sottolineare che il suo cuore batte per un’altra squadra: “io sono tifoso del Vicenza”, ricorda.

Da parte sua il fondo Elliott di Paul Singer, che ha finanziato Li per l’acquisto del Milan da Fininvest con un prestito ponte di 303 milioni di euro garantito da un pegno sulla società rossonera, non si mostra preoccupato per gli impegni dal nuovo socio cinese. Quest’ultimo, seppur in ritardo, finora ha versato le tranche del primo aumento di capitale da 60 milioni di euro, che ha tempo di completare entro giugno del prossimo anno.

Venerdì scorso sono arrivati 12 milioni di euro con alcuni giorni di ritardo rispetto a quanto previsto, anche a causa – è la lettura che viene data – dei vincoli, soprattutto di natura burocratica, che il governo cinese ha imposto alle esportazioni di capitali.

La prossima scadenza è vicina: entro metà novembre Li Yonghong dovrebbe versare un’altra decina di milioni.

Finora non è scattato nessun allarme relativo alle cosiddette ‘covenant’, le clausole che tutelano il creditore in caso di cattiva gestione finanziaria, anche se non è passato inosservato il finanziamento al 14% di interesse con cui Li Yonghong si è fatto prestare a fine agosto altri 8 milioni di euro, confluiti con ogni probabilità nell’aumento di capitale.

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