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Milan in vendita, il sì di Berlusconi

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Milan in vendita, il sì di Berlusconi

Milan in vendita, ci siamo. Il broker thailandese Bee Taechaubol continua a mandare messaggi in tal senso, messaggi che non sono certo apprezzati ad Arcore, la cui sintesi si può riassumere così: «Arrivo domenica e chiudo». Ieri sera sono arrivate rettifiche all’insegna di una maggiore prudenza, però il senso pareva proprio quello: tanti tasselli stanno andando al loro posto.
Ora si attende la mossa della cordata “numero sue”, rappresentata dall’imprenditore di Hong Kong Richard Lee (finora rimasto più nell’ombra), intanto Taechaubol è atteso a Milano.
Dopo aver visto da vicino le cifre del Milan, formalizzerà una proposta leggermente al ribasso rispetto a quella contenuta nel preaccordo, sulla quale si comincerà a discutere. Se Silvio Berlusconi dovesse dire sì, l’accordo sarebbe sostanzialmente fatto, rimarrebbero da limare piccole sfumature.
Bee, accolto inizialmente con scetticismo in ambienti Fininvest è diventato in questi mesi un interlocutore credibile. Anche perché ha sostanzialmente accettato la valutazione del Milan di un miliardo e cento, cosa che l’ex Cavaliere ha molto gradito.
E’ evidente che la società e la squadra hanno bisogno di un rilancio in grande stile: dopo due stagioni molto negative, c’è il bisogno di potenziare rosa e guida tecnica.
Da qui l’ultima ipotesi: Milan in vendita con Berlusconi che cede immediatamente il 20% in modo da far arrivare subito soldi freschi, per poi arrivare successivamente alla vendita di un ulteriore 45%.
In ogni caso appare chiaro come Silvio Berlusconi si sia rassegnato all’idea di cedere la maggioranza: Fininvest da sola è naturalmente in grado di ripianare i debiti (quest’anno attorno ai 90 milioni), ma non potrebbe più garantire ulteriori investimenti per una squadra più competitiva.
Si è quindi creato un assioma fino a qualche tempo fa assurdo: Berlusconi cede il Milan per il bene del Milan.

Roberto Dal Maschio

21/04/2015

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