Michele Buoninconti non ha fatto una parola. Dicono che abbia chiesto il permesso di preparare una valigia e poi non abbia più detto una parola.
Michele, marito di Elena Ceste, aveva lo sguardo assente e si è chiuso in un ermetico silenzio.
La scena avviene quando suonano alla porta di casa i carabinieri, lui comprende la situazione in un attimo.
Michele Buoninconti ha ucciso la moglie Elena Ceste, questa è l’accusa per cui lo hanno portato dentro. E’ la tesi del sostituto procuratore di Asti Laura Deodato e del giudice delle indagini preliminari Giacomo Marson che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare. I difensori dell’indagato, gli avvocati Alberto Masoero e Chiara Girola, hanno dichiarato: «Questa misura, motivata dal pericolo di reiterazione del reato — hanno detto — è eccessiva ad un anno di distanza dai fatti, durante il quale il nostro assistito ha condotto una vita regolare».
Elena Ceste è morta per morte violenta, strozzata forse, poi soffocata forse, certamente morta per asfissia. Aveva appena eseguito un momento di igiene personale e sarebbe stata uccisa nel suo letto.
Michele Buoninconti, suo marito deve rispondere di molte cose, ad esempio di intercettazioni ambientali e telefoniche, ma soprattutto della prova più pesante a suo carico: le tracce di terriccio del rio Mersa (luogo in cui il 18 ottobre scorso, è stato rinvenuto il cadavere), trovate sui vestiti ripiegati della vittima che Michele Buoninconti ha sempre sostenuto d’aver scorto quasi per caso nei pressi della villetta (facendo ipotizzare che Elena avesse affrontato quell’ultimo viaggio nuda).
Secondo i carabinieri del Ris, sarebbe stato lo stesso Buoniconti ad aver contaminato gli abiti con le sue mani ancora sporche di terra dopo aver seppellito la moglie. Magistrati e carabinieri sono convinti che l’uomo «abbia agito con premeditazione, rappresentata dall’avere organizzato il delitto, con volontà omicida, occultandone il cadavere, per garantirsi l’impunità».
Michele Buoninconti, secondo una possibile ricostruzione dell’accusa, dopo una notte di tensioni con la moglie, la mattinail vigile del fuoco aveva accompagnato i figli a scuola e una volta tornato alla villa in regione San Pancrazio, avrebbe tentato di strozzare la moglie. L’avrebbe sorpresa nuda in bagno, trascinata nella stanza da letto e soffocata con un cuscino. Infine Michele Buoninconti avrebbe caricato il corpo della vittima sulla sua auto, per poi abbandonarlo sulla sponda del rio Mersa, a non più di 200 metri da casa.
Poi solo menzogne, secondo gli inquirenti, depistaggi, contraddizioni. I sospetti ritrovamenti degli abiti, degli occhiali e del telefono della moglie. Il movente sarebbe da ricercare nell’ossessione e nelle continue liti dell’uomo per comportamenti «amorali» di Elena, così li avrebbe definiti lo stesso vigile del fuoco.
Mario Nascimbeni
[30/01/2015]
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