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Mattarella, il Presidente di tutti che viaggiava in Panda

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Il “primo pensiero” rivolto agli italiani in difficoltà e alle loro speranze per il futuro; una visita alle Fosse Ardeatine fortemente significativa per il richiamo all’unità nazionale, alla tradizione democratica del Paese e per la ferma risposta da dare, ieri come oggi, al terrorismo.

Sergio Mattarella si presenta così nel giorno della sua elezione a presidente della Repubblica. “Il mio primo pensiero va soprattutto alle difficoltà e alle speranze dei concittadini. Questo basta”, è l’unica dichiarazione che, visibilmente emozionato ma senza alcuna timidezza, il nuovo capo dello Stato pronuncia davanti alle telecamere. Parole rivolte agli italiani con le quali Mattarella conferma la fama di uomo riservato, profondamente attaccato ai valori della famiglia ed alle Istituzioni che si appresta a rappresentare.

La massima carica dello Stato passa la giornata alla Corte Costituzionale (da oggi lascia l’incarico di giudice), facendo la spola con casa della figlia dove insieme ai nipoti ha atteso davanti alla tv lo scrutinio della sua elezione. Una spola fatta a bordo di una vecchia Fiat Panda, un’auto di servizio messagli a disposizione della Consulta.

Proprio quella Panda grigia sotto la pioggia, che sfugge a giornalisti e
telecamere, rappresenta l’immagine del debutto del nuovo presidente. E’ la fotografia che descrive la sua giornata ed è quella che ne dà la cifra di personaggio pubblico volutamente lontano dal clamore dei media.

Mattarella ha passato la prima parte della mattinata alla Corte Costituzionale. Ma ha deciso di trascorrere il momento dell’elezione insieme alla sua famiglia, a casa della figlia a via Flaminia, in un quartiere della buona borghesia romana.

Cameramen e fotografi lo hanno atteso in strada, sperando in una sua dichiarazione o in un saluto a favore di camera. Mattarella ha subito sorpreso tutti: è salito sulla vecchia Panda ed è andato via. L’elezione l’ha vissuta con i suoi.

Quando il quorum è stato raggiunto i nipoti gli hanno fatto festa: qualcuno ha anche scattato qualche foto che però rimarrà soltanto tra i ricordi di famiglia, malgrado la tentazione di renderle pubbliche su internet. La riservatezza ha avuto la meglio anche stavolta. Le uniche parole, emozionate, sono quelle del figlio Bernardo: “Siamo felici. Papà è già indaffarato, consapevole delle difficoltà dell’incarico”, ha sottolineato.

Mattarella ha atteso la fine dello scrutinio prima di ritornare alla Consulta per “affrontare” i media. Qui ha salutato il personale ed è rimasto in attesa dei presidenti delle due Camere, Laura Boldrini e Valeria Fedeli, la supplente di Grasso, per la comunicazione formale delle votazioni. Un’attesa che il neopresidente ha passato al telefono rispondendo ad amici e personalità. Tra questi, ovviamente, il premier Matteo Renzi ed i leader di partito.

Silvio Berlusconi gli ha inviato un telegramma di felicitazioni; mentre molti capi di Stato hanno fatto giungere il proprio saluto. Non sono mancati gli auguri del presidente Usa Barack Obama (“insieme affronteremo le sfide transatlantiche e globali”) e di Papa Francesco (“possa esercitare il suo alto compito specialmente al servizio dell’unità”).

Le prime parole di Mattarella sono arrivate nel corso dell’incontro con la stampa. Il capo dello Stato è entrato nel piccolo salone del palazzo della Consulta, cedendo il passo a Boldrini e Fedeli. Ha rifiutato più volte il microfono per una dichiarazione. “Il mio primo pensiero va soprattutto alle
difficoltà e alle speranze degli italiani. Questo basta”.

Poi ancora qualche momento alla Consulta per andare di corsa alla foresteria della Corte Costituzionale dove risiede a Roma: 50 metri fatti ancora in Panda inseguito dalle tv. Solo una troupe di Ballarò gli ha strappato una battuta: “E’ felice?” gli chiede il giornalista. “Non è questo…”, risponde il presidente. Poi di corsa alle Fosse Ardeatine per il primo gesto pubblico da neo presidente. Anche qui poche parole che invitano all’unità in un luogo storico e che vanno oltre la retorica del ‘presidente di tutti’.

Il pandino, ancora più piccolo tra le potenti auto della scorta appena assegnatagli, è corso nuovamente alla Consulta.
Mattarella lavora per definire lo staff presidenziale, un compito al quale aveva pensato da giorni ma che soltanto ora si concretizza. Poi c’è il lavoro che vuole completare prima di lasciare l’incarico di giudice della Corte Costituzionale fino a martedì quando alla Camera finalmente giurerà da
presidente.

Mario nascimbeni

[01/02/2015]

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