Matheryn Naovaratpong, Einz per la famiglia, non aveva nemmeno tre anni quando è morta, nel gennaio scorso a Bangkok, per un rarissimo tumore al cervello. Non c’era cura e non c’è stato niente da fare, i suoi genitori, però, non volevano perderla del tutto: così hanno deciso di «ibernare» il suo corpo nella speranza che un giorno la medicina possa ridarle la vita.
Ora è in Arizona, alla Alcor, un’azienda americana specializzata nella crioconservazione dei corpi, ed è la più giovane fra le oltre cento persone che si trovano lì e che hanno scommesso sulla possibilità di una rinascita futura.
I genitori di Matheryn Naovaratpong, la bimba thailandese, hanno preso la decisione lo scorso gennaio, riferisce il sito della Alcor. Matheryn aveva un ependiloblastoma, un tumore molto raro che colpisce i giovanissimi, che nonostante le cure aggressive, con oltre 12 interventi e decine di cicli di radio e chemioterapia, era arrivato a interessare l’80% dell’emisfero sinistro. “Quando è diventato chiaro che Matheryn aveva solo pochi mesi di vita, visto l’attuale livello delle cure mediche insufficiente a tenerla in vita – si legge nel comunicato dell’azienda, per cui la bimba è la paziente numero 134 e la prima proveniente dall’Asia – i genitori hanno completato tutti gli step per la sua criopreservazione, inclusa la crioprotezione del cervello”. La pratica di farsi ibernare sta diventando sempre più popolare negli ultimi anni nonostante gli alti costi, che possono superare i 200mila dollari (185mila euro).
“Life Extension Foundation” il motto dell’azienda sul logo ufficiale, ma al momento attuale l’ibernazione è una sorta di ‘scommessa’, visto che non ci sono dati scientifici sull’effettiva possibilità di ‘risuscitare’ i corpi ibernati.
Mario Mascimbeni
18/04/2015
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