Marciano per qualche minuto davanti alla gente. Hollande sfida il freddo e toglie il cappotto, poi parte e fa partire gli altri, tutti abbracciati. Sono una cinquantina i capi di Stato e di governo venuti da tutto il mondo per incontrarsi a Parigi, in strada, assieme alla gente “comune”.
E’ stato un evento senza precedenti ma neanche loro se ne sono resi conto per via di quello stato di grazia creato da milioni di parigini, a cui si sono adeguati semplicemente.
Angela Merkel presenta le condoglianze della Germania a Hollande, lui la abbraccia, forse dovremmo sospendere il cinismo e concedere che la cancelliera sia davvero addolorata. «Parigi oggi è la capitale del mondo», aveva detto Hollande ai suoi ministri, ed è vero se la città ospita nello stesso momento, nello stesso salone dell’Eliseo e poi in strada, il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen. Arrivati sul boulevard, cominciano le manovre per posizionarsi nella foto di gruppo, e Netanyahu e Abbas finiranno ai due lati opposti, senza stringersi la mano.
A un certo punto Hollande abbandona i suoi pari e si mescola alla folla, cerca i famigliari delle vittime. Fa loro le condoglianze e gli abbracci sono sinceri.
Poi il presidente abbandona la marcia per andare a Livry-Gargan, alla periferia di Parigi, dove resta per quasi un’ora in casa della famiglia del poliziotto musulmano ucciso per strada dai due terroristi islamici dopo l’assalto a Charlie Hebdo.
Mario nascimbeni
[12/01/2015]
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