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Venezia, Alajmo: “Noi, bastonati. Siamo in ginocchio”

"E' impensabile permetterci di sbagliare la quota d’allarme per alzare il Mose. Altro che limite di 130 e poi 120 centimetri, con l’acqua che sale, non puoi più intervenire...".

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“Tutti chiusi per crisi e tutti a pulire per l’acqua alta: siamo in ginocchio e c’è chi ci bastona sulla schiena”.
E’ lapidario Raffaele Alajmo, titolare dello storico caffè ‘Quadri’ in Piazza San Marco a Venezia e ad del famoso gruppo tristellato della ristorazione, dopo che ieri la città è andata sott’ acqua per la mancata attivazione del Mose.
“Mose o non Mose – dice Alajmo – le Procuratie Vecchie sono così basse che andiamo sempre sotto, le paratoie servono solo per ridurre il numero di maree, una decina quando va su per i 130cm, ne abbiamo già registrate una ventina e ce ne saranno almeno un’altra cinquantina da affrontare”.
Per Alajmo il Mose funziona solo

se viene alzato anche con quote di marea più basse in attesa che, come previsto dai lavori di salvaguardia, si metta mano all’insieme di Piazza San Marco alzando e impermeabilizzando l’area con il ripristino delle canalizzazioni presenti nel sottosuolo.
Ma non è una voce fuori dal coro quella del Alajmo.
Danni ingenti, a Venezia, dopo l’acqua alta di ieri che ha interessato la città per la mancata messa in funzione del Mose, vengono denunciati anche dal presidente dell’Associazione Piazza San Marco Claudio Vernier che parla di “danno su danno, il primo dettato dalla crisi Covid e il secondo dalla marea”.
Nel mio locale – rileva Vernier – ho già contato tra i 2 e i 3mila euro di danni, ma penso al Florian che, pur essendo ‘alto’, con un solo filo d’acqua arriva a spenderne 10mila”.
“Poi oltre ad asciugare – prosegue – c’è da pulire, rimettere in ordine, sostituire

quanto danneggiato e lì le cifre salgono”.
Per Vernier “è impensabile permetterci di sbagliare la quota d’allarme per alzare il Mose. Altro che limite di 130 e poi 120 centimetri, con l’acqua che sale, non puoi più intervenire”.
“Bisogna porre come limite i 110 cm – propone – facendo un serio compromesso con il Porto che vede rallentata la propria attività”.
“Il Mose è un’opera dello Stato – conclude – va bene la neonata Agenzia perché le paratoie sono un’opera pubblica, ma la governance va fatta assieme con la città e l’alibi delle 48 ore di preallarme è stato smentito dal fatto che ieri sera si è proceduto in tempi ben più stretti e stamattina il Mose è alzato”.

(foto di archivio: alajmo e vernier in piazza san marco / credits: lavocedivenezia.it / articolo: Venezia, Alajmo: “Noi, bastonati. Siamo in ginocchio” / cat.: acqua alta a venezia, mose, san marco / 09/12/2020)

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