Un altro libro di Gianluca Morozzi, un altro piccolo grande capolavoro di genere. “Lo specchio nero” edito da Guanda è, probabilmente, la sua opera migliore, che gioca non solo con la mente del protagonista, ma anche con quella del lettore che, convinto di aver capito dell’enigma, con faccia soddisfatta e sghignazzante arriva alle ultime pagine per rimanerne piacevolmente sconvolto, scoprendo che ogni cosa ha un suo doppio, ogni cosa può avere due verità e ogni cosa, alla fine, è uno specchio.
Walter si sveglia nel cuore della notte in una stanza mai vista prima, accanto a una sconosciuta nuda, senza ricordare niente delle ore precedenti… Può succedere, quando hai bevuto un po’ troppo. Se però la ragazza è morta e la stanza è chiusa a chiave dall’interno, la faccenda si fa preoccupante. E non migliora quando scopri che i cadaveri, in realtà, sono due. Ma lui non ha ucciso nessuno. O sì? In una settimana che rischia di portarlo alla follia, Walter è costretto a inseguire le tracce di ben due delitti: il misterioso omicidio di via della Luna e un altro caso, mai davvero risolto, tornato a perseguitarlo dal passato.
“Lo specchio nero” è uno di quei libri che a parlarne si rischia di rovinare il godimento nel leggerlo, perché di godimento si tratta. Si finisce in questa storia immediatamente, Morozzi, come al solito, aggancia il lettore con una riga e non ci si riesce più a staccare. Se si appoggia il libro perché si deve fare qualcosa, si continua a pensare che dobbiamo tornare tra quelle pagine per scoprire, per sapere, come una calamita che ci porta all’interno di un’altra realtà. E allora noi siamo un po’ come Alice e vogliamo addentrarci oltre lo specchio, girare pagina dopo pagina e scoprire l’intricato labirinto narrativo che Morozzi ha architettato per tenerci incollato alla sua classica prosa pop, che trova qui il suo apice più alto.
Il più delle volte quando ci si trova tra le mani un noir di genere o simili si fatica un po’ a sentirsi vicini ai protagonisti, invece qui Walter è un personaggio impossibile da non adorare. E’ l’essere umano medio, verso cui ognuno può rivedersi. Spaventa questo libro, perché grazie alla costruzione di un personaggio così ordinario viene da pensare che a chiunque di noi potrebbero accadere cose del genere e, riga dopo riga, il cuore salta un battito o accelera al ritmo di quello di Walter.. bum… bum… bum…
Morozzi gioca con noi, con i personaggi, con la mente dimostrando di avere un assoluto ed invidiabile controllo sulla storia, dove niente è fuori posto, dove ci sono dei MacGuffin alla Hitchcock che distraggono la nostra attenzione per sviarci da una soluzione sorprendente e complessa. Altro libro imperdibile dell’autore romagnolo.
Sara Prian
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