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L’Isola del Dottor Moreau , la nuova edizione di Fanucci

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l'isola del dottor moreau

Siamo una sezione di libri che parla di nuove uscite, ma che anche e soprattutto vuole sensibilizzare chi legge a fare nuove scoperte letterarie ed entrare in mondi che meritano di essere aperti. Questo vuol dire anche imbattersi in racconti di qualche anno fa, riediti, ma sempre di grande attualità e che, generazione dopo generazione, meritano di essere tramandati. Questo è il caso de “L’isola del dottore Moreau” di H.G. Wells che arriva suoi nostri scaffali in una nuova edizione pocket, comodissima da leggere e portare in giro, grazie a Fanucci Editore.
Scritta nel 1895 la storia è quella di Edward Prendick, che scampato a un naufragio nelle acque del Pacifico, sarebbe stato tratto in salvo da un vascello che trasportava animali esotici, comandato da un capitano dedito all’alcol. Su quel vascello avrebbe conosciuto un tale Montgomery e il suo deforme servitore M’ling, insieme ai quali sarebbe sbarcato su un’isola vulcanica abitata da esseri singolari e spaventosi, a metà tra uomini e bestie. L’unica presenza umana sull’isola sarebbe stata quella del dottor Moreau, uno scienziato specializzato in perversi esperimenti di vivisezione dai quali quelle strane creature avrebbero preso vita. Ma, a quanto racconta Prendick, non tutto sarebbe andato secondo i piani: gli uomini-bestia avrebbero cominciato a maturare una propria coscienza e si sarebbero ribellati al loro creatore. A salvare Prendick da una morte certa quanto atroce, sarebbe stato un battello alla deriva con due cadaveri a bordo, grazie al quale l’uomo avrebbe finalmente ripreso il mare. A Londra, dove è riuscito a tornare, sono in molti a credere che Edward Prendick sia solo un pazzo…
L’importanza di questa opera avvenieristica e distopica, non sta solo nel racconto che prende allo stomaco e spaventa con intelligenza senza mai cadere nell’horror vero e proprio, ma è quello di raccontare un aspetto della società e dell’antropologia rendendola assolutamente fruibile per chiunque ed in qualsiasi epoca. Se pensate che è stato scritto più di 100 anni fa e ancora oggi i temi della vivisezione e della bestialità umana sono al centro di moltissimi dibattiti, capite l’importanza di un libro come questo.
Come esseri umani ci poniamo al centro di tutto, ci sentiamo superiori e guardiamo gli altri animali dall’alto, noi mutiamo, noi comprendiamo, mentre la bestia vive, ma non esiste. Pensiero ovviamente sbagliato e che già nell’epoca di Aristotele accendeva alle prime discussioni, ma che nella storia ha portato anche l’essere umano a bestializzare altri esseri umani, considerati da lui, razza eletta, razza inferiore. E allora uomo-bestia la differenza si fa minima, dal minotauro al Centauro di Macchiavelli. Un animale che però continua a spaventare, non rassicura e che spaventa.
Ed è così che Wells, anni prima che Hitchcock ci terrorizzasse con i suoi uccelli, ci mette davanti queste bestie antropomorfizzate, dando il via ad una riflessione che è ancora vivissima nel 2017. Quanto l’animale è uomo e quanto è uomo l’animale? Le bestie portate nell’isola di Moreau, dopo un lungo e doloroso processo, imparano a parlare a vivere su due zampe a tirare fuori l’umanità in loro pur conservando nel subconscio l’essere selvaggi. Allo stesso modo Prendick, stando per mesi in loro compagnia, si animalizza, ritrovando se stesso, anche se mai del tutto, una volta tornato a Londra.
E così tra il bestiario allegorico di cui è piena la nostra letteratura, non può mancare un’opera come questa, che ancora oggi riesce a coinvolgerci e a farci pensare, noi come i lettori di 100 anni fa.

Sara Prian

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