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Lettera per un pensiero dialogante sul futuro della sinistra

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Lettera per un pensiero dialogante sul futuro della sinistra

Care compagne e cari compagni,

desidero affidare a voi, che assieme a me avete condiviso un percorso di relazioni umane e politiche, le conclusioni a cui sono approdata dopo un lungo periodo di militanza all’interno della sinistra.
Si, dico sinistra perché penso di aver tentato di rappresentare identità, valori distintivi capaci di affermare la natura pluralistica del PD.

Purtroppo mi sono resa conto che le politiche riformatrici e le vicende interne di questo partito non sono state in grado di rappresentare né un pensiero sociale ed economico che riducesse le diseguaglianze, né l’affermazione di un carattere cristiano sociale. Sulla coniugazione di questi due elementi si basava la sfida nei confronti di un centro moderato e della destra.

Non siamo stati all’altezza delle aspettative del paese ed è principalmente per questo che l’elettorato ci ha progressivamente abbandonati. Le nostre riforme non hanno avuto gli esiti annunciati, il pensiero riformista non passa, non si sono arginate le diseguaglianze, non è stata avviata una discussione approfondita, autentica, su come il centro sinistra avrebbe dovuto realizzare un riformismo sano, capace di restituire diritti e dignità a chi oggi ne è privo, ma poco o nulla in questo senso è stato fin qui realizzato.

Certo, non tutto è da buttare, qualcosa si è fatto, ho apprezzato gli interventi sui diritti civili ma ancora molto in questo senso c’è da fare, penso allo jus soli, al testamento biologico, ai bambini ancora detenuti con le madri nelle carceri, le carceri stesse, agli immigrati, all’affermazione legislativa del reato di tortura, a tutte quelle situazioni che attendono la luce della giustizia e della libertà.

Oggi, per sentirmi ancora in casa mia, avrei voluto non un frettoloso congresso ma l’avvio di una seria discussione che riuscisse a dar voce all’ascolto, alle idee, alla riorganizzazione di un partito che sembra abbandonarsi in se stesso, facile preda per alcuni, del rampantismo e dell’autoreferenzialità, mentre ci aspettavamo uno strumento in divenire di concreta utilità sociale verso coloro che avevano riposto in noi speranze e fiducia, non si può fare questo in un paio di mesi.

A coloro che chiedevano e sentivano l’esigenza di una rivisitazione delle culture pluraliste, che hanno costituito gli elementi fondativi del PD, si è preferito fingere di non capire e considerare pretestuose le richieste da parte di chi auspicava che si potesse fare tutto ciò in tempi e modi diversi da un precipitoso congresso.

Le domande che mi sono posta sono: questo partito, anche con un leader e una direzione diversa, è in grado di costruire un cambiamento tangibile, riconoscibile, distintivo che sappia riavvicinare gli elettori, restituire rappresentanza a chi non ne ha, ricompattare il centro sinistra, fare alleanze con la sinistra stessa?

Io penso che a queste e ad altre domande si dovrà rispondere con un progetto rifondativo del centro sinistra e che non possa essere, oggi, in questa fase storica il PD. E’ necessaria una realtà esterna al PD che si caratterizzi come forza alternativa, che sappia includere tutte le risorse umane che a vario titolo quotidianamente lavorano per un cambiamento radicale del nostro paese.

In questo senso io sono riconoscente e voglio ringraziare particolarmente Il compagno Luigi Bersani, che con la sua pazienza e lungimiranza politica ci accompagnerà in questa difficile sfida, così pure, per rimanere in casa, Delia, Davide, Michele, Felice, che si dedicheranno, all’interno di Articolo 1 Progressisti Democratici ove sono certa di incontrare ancora tante compagne e compagni.

Ricostruire un rapporto virtuoso tra cittadinanza e politica è fondamentale per realizzare un diverso progetto mirante ad arginare i populismi e la destra che nel nostro paese e in Europa stanno inquinando la democrazia.

Voglio ringraziare, non per ultimi, ma per primi, le compagne e i compagni del mio Circolo per aver condiviso con me questi anni in cui abbiamo lavorato, discusso, anche litigato, ma alla fine ci siamo sempre reciprocamente stimati e perché no, anche voluti bene. Io sono certa, che nonostante le inevitabili differenze di appartenenza, avremo sicuramente modo di confrontarci, di organizzare cose in comune, di lavorare ancora insieme: per l’unità della sinistra, per un nuovo centro sinistra.

Buon congresso care compagne e cari compagni!

Francesca Corso

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