Egregio dottor Zappalorto,
L’11 dicembre scorso Le ho scritto per sensibilizzarLa circa un problema grave per l’esercizio dei diritti politici dei cittadini di Venezia: il concreto accesso alla possibilità di svolgere attività politica mediante raccolta di firme, per liste elettorali, referendum popolari, proposte di legge di iniziativa popolare, petizioni e ogni altra iniziativa che richieda l’autenticazione delle firme stesse da parte dei soggetti individuati dalla legge.
Lo scioglimento del consiglio comunale ha privato i cittadini dei consiglieri comunali, esponenti eletti che hanno la facoltà di esercitare, tra le altre, la funzione di autenticazione, tanto che le uniche figure elettive che possono svolgere tale funzione sono i presidenti delle municipalità. La legge permette al Sindaco – e a Lei in qualità di commissario prefettizio – di autorizzare i funzionari comunali a svolgere in Sua vece le funzioni di autenticazione. Lei ha scelto di individuare tali funzionari all’interno di determinate sedi che osservano i normali orari di apertura degli uffici comunali, essenzialmente coincidenti con l’orario lavorativo della popolazione attiva, creando così un ostacolo sostanziale alla possibilità di esprimere il supporto a iniziative e candidature che prevedano la raccolta delle firme.
Spesso infatti la raccolta firme avviene in occasione di manifestazioni e banchetti allestiti in forma estemporanea sul suolo pubblico, modalità che tende a avvicinare i cittadini all’attività politica in un modo peraltro più trasparente rispetto alla pratica, diffusa tra i partiti, di raccogliere ?clandestinamente? le firme, grazie a autenticatori compiacenti, o, ancora peggio, di falsificarle, come testimoniano diversi fatti di cronaca degli anni passati.
Per questo, Le ho chiesto in forma privata di valutare di estendere numero, modalità e orari delle figure delegate ad autenticare le firme dei cittadini, a cominciare dai funzionari comunali che si rendessero disponibili in tal senso. Le ho chiesto di incontrarci per parlarne. Ho avuto una risposta scritta, gelida e burocratica, che ribadisce le cose come stanno e lascia i problemi intatti.
Nel frattempo alcuni cittadini hanno anche appurato che, oltre al problema degli orari limitati, negli edifici comunali preposti alla raccolta delle firme, dove sono disponibili i moduli per l’iniziativa sul referendum per l’uscita dalla moneta unica, viene chiesto di presentarsi con ben due documenti di identità, uno da lasciare all’ingresso per poter entrare, l’altro per registrare i dati personali e convalidare la firma apposta.
Io, come portavoce dei cittadini, mi trovo costretto a rinnovarLe pubblicamente la richiesta di prendere in seria considerazione la necessità di trovare una soluzione a questo problema, ad esempio conferendo la delega a esercitare funzioni di autenticazione perlomeno ai funzionari comunali che, per senso civico, si rendessero volontariamente disponibili a svolgere questo servizio.
Marco Da Villa
cittadino portavoce eletto alla Camera dei Deputati
[21/01/2015]