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La tecnica è nulla senza la testa

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Hellas Verona, un fallimento non annunciato... O quasi

Nel calcio la testa può tutto, anche far superare ostacoli apparentemente insormontabili. Lo ha dimostrato il PSG contro o marziano del Barcellona, un 4 a 0 che significa apoteosi.

La testa, la mentalità è quello che sta mancando all’Hellas Verona degli ultimi mesi. Dal 4 a 1 allo Spezia della tredicesima giornata, qualcosa si è rotto. L’illusione di essere nettamente la più forte del campionato ha inaspettatamente cambiato in negativo il ritmo di marcia, da trenta punti in tredici giornate a quindici nelle ultime dodici. Non può essere assolutamente un caso. Stiamo parlando di una media punti da retrocessione.

Errore forse fondamentale, quello di ritenersi troppo forti rispetto alla mediocrità della serie B. Sbaglio fatto dai media, dai tifosi, dai calciatori e dalla dirigenza; a gennaio qualcosa di più andava fatto.

Un cambio per Giampaolo Pazzini, oltre a Ganz andava preso se si vuole puntare alla promozione. Inoltre sono stati fatti due gravi errori di valutazione: Siligardi e Gomez. L’ex Livorno non è più il giocatore di allora, non salta l’uomo e appare sempre avulso al gioco, l’argentino invece è l’ombra di un giocatore.

Dall’addio di Mandorlini ci si trova di fronte a un calciatore incapace di incidere, quasi svogliato. Questi due casi Fusco doveva esaminarli maggiormente e come già scritto in articoli precedenti, almeno un’ala andava acquistata.

Le prossime due partite sono fondamentali, sia per una questione di punti che di fiducia.
Non ottenere tre punti con la Spal e almeno uno con il Frosinone, significa ridimensionare molto la corsa alla promozione, almeno quella diretta. I Gialloblu devono ritrovare la convinzione dei propri mezzi e soprattutto la via del goals. È inutile creare se alla fine non si centra mai la porta.

Ora la palla passa davvero a Fabio Pecchia, che deve dimostrare di saper motivare una squadra mentalmente scarica. L’allenatore si vede in questi momenti, quando le cose non vanno bene e hanno bisogno di una scossa per ritornare sui giusti binari.

Non credo che sia un problema di gioco, nel calcio circola spesso la “leggenda” del “hanno capito come giochi e ora non vinci”. Se fosse valido questo meccanismo, il Barcellona non avrebbe vinto diecimila Champions League.

La voglia ti fa riuscire il passaggio, ti fa anticipare l’avversario e soprattutto ti fa segnare. Ha ragione Pazzini, i troppi complimenti sono stati decisamente nocivi ma il tempo per aggiustare la situazione e conquistare la promozione diretta, c’è. Ma non bisogna più sbagliare.

Mattia Cagalli

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