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La ragazza con la Leica – la vita di Gerda Taro vista da chi l’ha conosciuta

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la ragazza con la leica

Una donna di altri tempi eppure moderna, indipendente e intraprendente. Il suo nome era Gerda Taro, una fotografa di talento che portò alla ribalta un altro fotografo Robert Capa, sparende dietro la fama di lui e lasciandoci in un incidente crudele durante la Guerra.
A questa figura, ai più sconosciuta, ma importante per l’emancipazione femminile, la scrittrice Helena Janeczek le ha dedicato “La ragazza con la Leica“, edito da Guanda. Morta a 26 anni è stata la prima fotografa a cadere su un campo di battaglia, una parata che segue il suo funerale, che vede volti e personalità che hanno attraversato la sua esistenza. Robert Capa, in prima fila, è distrutto: erano stati felici insieme, lui le aveva insegnato a usare la Leica e poi erano partiti tutti e due per la Guerra di Spagna.Nella folla seguono altri che sono legati a Gerda da molto prima che diventasse la ragazza di Capa: Ruth Cerf, l’amica di Lipsia, con cui ha vissuto i tempi più duri a Parigi dopo la fuga dalla Germania; Willy Chardack, che si è accontentato del ruolo di cavalier servente da quando l’irresistibile ragazza gli ha preferito Georg ­Kuritzkes, impegnato a combattere nelle Brigate Internazionali. Per tutti Gerda ­rimarrà una presenza più forte e viva della celebrata eroina antifascista: Gerda li ha spesso delusi e feriti, ma la sua gioia di ­vivere, la sua sete di libertà sono scintille capaci di riaccendersi anche a distanza di decenni. Basta una telefonata intercontinentale tra Willy e Georg, che si sentono per tutt’altro motivo, a dare l’avvio a un romanzo caleidoscopico, costruito sulle fonti originali, del quale Gerda è il cuore pulsante.
Gerda è un personaggio singolare è la protagonista, ma anche no di questo romanzo altrettanto particolare nella scelta di stesura della storia. Gerda è più un’entità, un’anima che anima gli altri protagonisti, che accende in loro la fiamma per riuscire ad intraprendere i proprio sogni, le proprie esistenze. Da lettori impariamo della vita di Gerda non dala sua stessa voce come potremmo pensare, ma dal punto di vista di chi l’ha conosciuta, due sue ex amanti ed una cara amica. Questa scelta di Janeczek è coraggiosa e rara, rendendo il libro più complesso da leggere, ma allo stesso tempo dà quel quid in più alla lettura, staccandosi dal classico romanzo biografico e proponendo nel panorama letterario qualcosa di diverso dal solito.
Da qui la scelta di non raccontare i fatti, come vorrebbe il genere biografico, dal punto di vista cronologico, ma mescolare diversi tempi, ricordi, aneddoti come farebbe la vita stessa se ci trovassimo a chiacchierare con qualcuno che ci racconta di qualcun altro. Una sorta di flusso di coscienza che accavalla diversi punti di vista del tutto soggettivi. L’innamorato non ricambiato che “critica” l’amore tra Gerda e Robert Capa, lo stesso famoso fotografo che invece ce ne dà un ritratto più dolce che coglie l’essenza dell donna e del loro viversi giorno dopo giorno.
La vita di Gerda entra nelle loro esistenze e lascia una musica, malinconica e potente, che continua a risuonare anni dopo la sua morte, che continua a rimanere lì e a richiamarli ad un passato dal quale non sono mai riusciti a staccarsi del tutto, dove parlare di una donna che ha stravolto, in un modo o nell’altro, le loro esistenze riaccende la fiamma di quello che era e di quello che poteva essere accanto a lei.
Nel lasciar i propri personaggi raccontare qualcosa con passione pur sapendo come andranno a finire le cose, permette all’autrice di creare un romanzo che va al di là dei generi e che riesce anche a raccontare un periodo che ha moltissime assonanze con quello presente, tratteggiando con intelligenza l’impoverimento delle famiglie, la disoccupazione e la paura che attanaglia il singolo. Un’opera particolare, un libro che si staglia dalle milioni di biografie in qualcosa di diverso, da assaggiare piano piano ed imparare come si possa ricreare un genere e farne qualcosa di nuovo.

Sara Prian

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