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La maschera scomparsa di Lidia Are Caverni. Recensione di Andreina Corso

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La maschera scompare e appare nello stesso istante che le parole attraversano la poetica di Lidia Are Caverni, che con questi versi ci consegna le parole della natura nella forma della sublimazione, che è amore nella sua stessa essenza. La poetessa scova i ripostigli dell’anima, li spolvera con le mani, li rischiara con luce di luna. E con discrezione ci sentiamo accompagnati in un “ prato che ride di bianchi fiorellini/ cresciuti nella notte”, masticando “anche le rose/ per sentirne il sapore acre di nespola /che allappava la bocca…”.

La maschera ci segue, a distanza, senza persecuzione, per condurci nel sentiero magico di strofe immacolate e scevre da punteggiature e segni , impegnate a raggiungere il dialogo ultimo con una parte liberata del cielo, per trovare accoglienza . Nulla può la pioggia nel suo bagnare la terra, libere le parole incatenate dalla volontà del verso, scelgono la Poesia nata e cresciuta dall’ispirazione della poetessa.

Il tema della maschera, la poesia e il suo doppio, il visibile e l’invisibile spingono il pensiero a cercare zone chiare, marine, che si respirano negli sguardi poetici offerti dai versi della poetessa, talvolta sereni, spesso sofferti, sempre abitati dai colori e dai suoni della natura che talvolta richiamano dannunziani odori, sapori di aghi di pino, cortecce bagnate “di gole arse bruciate dall’arsura”.

“Si appassivano occhi/lacrime di salso cadevano dal cielo/col pianto degli angeli/consumavano aiuole il nido dei merli nel cespuglio…”, scrive in un catarsi di immedesimazioni che avvolgono – i tronchi degli alberi, montagne rosa di sole,’ uccelli che fanno il nido fra il rumore di ruspe chiassose’, ‘l’eco di roccia in roccia dove l’arsura taceva’. Suggestioni che alimentano la narrazione poetica che arriva alla mente, al cuore, che copre di sudore le mani vinte dall’emozione.

Una foschia piena di orizzonti ci annuncia con Nietzsche, che “Nessuno può portare a lungo la maschera “ e con un singolare e inedito scandire la poetessa accompagna le sue liriche con verbi quali: lanciare,tacere, dimenticare, assalire, mancare, ghermire, crollare, assopire, mordere, legare, ma anche, se pur minoritari: fiorire, dire, lambire. Verbi culla di vagiti e moniti che attraversano un viaggio onirico, senza deriva.

La maschera talvolta esce dalle pagine del libro, per liberarsi in fondo della sua stessa coscienza rivisitata e appropriarsi invece della leggerezza della luce, in una immaginaria deriva che trova riposo nelle ‘verdi dimore ambite dagli uccelli ‘, là dove il sogno, pur perdendo la sua forma, sa di aver saputo sognare.

Andreina Corso
02/03/2016

Il 10 Marzo alle 18.00 alla LIBRERIA LA FELTRINELLI DI MESTRE – RELATORE ALESSANDRO CABIANCA – LETTURE DELL’AUTRICE

La maschera scomparsa di Lidia Are Caverni. Recensione di Andreina Corso

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