Abbiamo due Cenerentole in sala a fine marzo; una è quella “ufficiale, marchio Disney, diretta da Kenneth Branagh e l’altra è Paula (Louane Emera), la protagonista del film “La famiglia Belièr”, diretto da Eric Lartigau.
Una favola ben più insolita di Cenerentola con un lieto fine, inevitabile e giustificato anche se risolto banalmente, che però riguarda una singolarissima famiglia di sordomuti, guidata proprio da Paula, unica a non essere colpita dall’handicap.
Paula è una bellezza ancora in boccio, bionda, viso dolce e aggressivo allo stesso tempo, fisico da ragazzona che mantiene incertezza sui suoi sviluppi. Le spalle grosse e la statura presagiscono una bionda principessa o una virago modello camionista? Non si sa; per ora i caratteri somatici (e la vita stessa) di Paula sono rappresentati da questo mix corporeo ancora indefinito.
Paula è la voce di questa famiglia normanna (padre, madre e figlio maschio, il minore) dedita all’allevamento di bovini e alla produzione casearia in quel della campagna normanna. Nonostante la sordità e il conseguente mutismo, i Belier sono dei ganzi: il padre (François Damiens) è un rustico omaccione, gran lavoratore, spartano ma spiritoso. La madre (Karin Viard) una anche troppo entusiastica signora. Entrambi amano il sesso e così sembra anche per il figlio minore (Luca Gelberg), interessatissimo alla materia.
Il film parte con il piede giusto: le possibilità di speculare sull’handicap per catturare i sentimenti dello spettatore vengono tagliate fuori. Durante le iscrizioni al nuovo anno scolastico, Paula si getta a seguire il corso di canto, irretita dall’avvenenza di un compagno di scuola (Ilian Bergala), abbastanza fichetto, di cui non si sente degna, nonostante l’amica del cuore (Roxane Duran), che (anche lei) ama molto il sesso, la incoraggi. E qui abbiamo una chiave importantissima del film: Paula è vergine. Vergine in tutto, nel senso che è sconosciuta a se stessa.
Il dramma di Paula…