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La Dama di Barcellona – luci e ombre nella Barcellona di metà ‘800

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la dama di barcellona

C’è qualcosa nei romanzi di ambientazione storici che attrae come una calamita. Sarà la voglia di sentirsi davvero trasportati in un’altra epoca, in un’altra dimensione, fattostà che i libri come La Dama di Barcellona, edito da Corbaccio, di Daniel Sànchez Pardos hanno quella capacità di avvolgerti tra le sue pagine e portarti nelle atmosfere in cui è ambientato.

Siamo nel 1854 e Barcellona è una città soffocata dalla paura e da un’incombente epidemia di colera. Quando il cadavere di una fanciulla viene ritrovato in fondo al pozzo di un monastero, da tempo immemore al centro di oscure leggende, il terrore non può che fomentare l’immaginazione popolare. Octavio Reigosa, ispettore del Corpo di vigilanza, sarà chiamato a indagare sui crimini che sconvolgono la città e sugli assurdi miracoli che l’anziano vescovo Riera si ostina a leggere come altrettanti segni dei tempi. Non solo: cosa si nasconde dietro l’estrema segretezza della clinica psichiatrica Neothermas, diretta dal dottor Carrera? A dipanare questo folle intrico di sacro e profano interverrà Andreu Palafox, giovane chirurgo con un passato torbido, affiancato dalla conturbante scrittrice Teresa Urbach e dalla sua ingegnosa e giovane governante.

Un po’ Zafon un po’ Falcones, Sànchez Pardos ha la capacità di creare nella nostra mente attraverso la sua prosa, un passaggio per riportarci indietro nel tempo, per percepire odori e sensazioni di una Spagna di metà Ottocento. Lumi di candele, luci soffuse, ombre che si nascondono nei vicoli, con La Dama di Barcellona dovremo indossare il nostro vestito più vecchio per passare inosservati tra le vie della città e immergerci in questo mondo che si crea, riga dopo riga, davanti ai nostri occhi.

Quello che ci troviamo davanti è un libro che più che un noir si casella tra le parti del romanzo del mistero e gotico con tutte le sue caratteristiche. Un giallo incastonato nel tempo in grado di tenere con il fiato sospeso e di spiegare in maniera dettagliata, alla fine, il risolvimento del caso. E così, anche noi lettori, ci ritroviamo a seguire le indagini, a fare supposizioni, a seguire una pista piuttosto che un’altra, dove nulla è veramente mai illuminato del tutto, dove ogni elemento e ogni protagonista ha la sua linea d’ombra.

È affascinante e a tratti pauroso vedere come Sàchez Pardos riesca a rendere vivide nella nostra mente le immagini dei cadaveri che vengono scoperti, portando la sua prosa nel regno del brivido e donando quel quid in più ad un’opera di genere.

La Dama di Barcellona è quindi un romanzo che intrattiene e divertente che con le sue atmosfere riesce a captare l’attenzione e a far superare al lettore anche quelle parti che, inevitabilmente, risultano leggermente prolisse e, dove, uno snellimento della prosa sarebbe stato più indicato.

Sara Prian

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