Ci sono dei libri di narrativa che, molto tranquillamente, potrebbero essere libri di testo da studiare nelle scuole per avvicinare i pigri studenti ad un mondo, come quello dell’arte, della storia e dell’architettura che, se fortunati, si inizia ad ammirare solo da più grandi, maledicendo quando quella volta, in classe, non si è stati attenti alla lezione del prof. Uno di questi libri potrebbe benissimo essere La Cupola del Mondo di Sebastian Fleming, edito da Nord.
A scuola, infatti, di solito si apprezza di più la pittura, la scultura, ma quando si inizia a parlare di architettura la noia vige sovrana, senza pensare che, tra gli esponenti, c’erano personalità immense come Donato Bramante e Michelangelo i due protagonisti dell’opera di Fleming. La Cupola del Mondo volendo raccontare della costruzione della Basilica di San Pietro a Roma, ci mette davanti la rivalità tra i due artisti: Bramante deciso a erigere la più grande tempio della cristianità come indicato dal Libro degli architetti, Michelangelo tormentato nella fede, diviso tra il ricordo dell’amore della giovinezza e di quello attuale.
Fleming, a differenza di molti suoi colleghi che trattano la storia con superficialità, solo come mero fine per raccontare altro, mette in primo piano pezzi di Storia, racconti che rendono la narrazione vera, tangibile e avvincente in maniera superba.
Con La Cupola del Mondo si respira la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento in Italia come ancora non mi era capitato di fare: c’è la vivacità della corte di Lorenzo de’ Medici, il Vaticano e i suoi intrighi ecc ecc
In questo romanzo storico, scritto in maniera scorrevole che può avvicinare anche i più giovani, c’è tutto quello che vorremmo da un’opera di genere: intrigo, personaggi affascinanti, spaccato del mondo dell’epoca, fatti storici reali approfonditi e abbelliti con classe ed intelligenza. Ma ci sono anche degli stralci di rara bellezza dedicata agli artisti, al loro privato, alle loro lotte interiori alla ricerca del pezzo perfetto per portare a termine quella determinata commissione. Fleming è attento, ha una penna didattica che fonde con maestria a quella puramente narrativa, riuscendo ad appassionare chiunque alla sua storia, in maniera talmente naturale, che sembra di abbandonarsi all’interno di un mondo lontano, ma del quale si vedono i frutti ancora oggi.
I lettori si trovano a vivere accanto ai grandi dell’epoca, a vedere nascere le idee, le sofferenze, gli amori e i grandi capolavori, interpretati secondo altri capolavori di un’epoca ancora più remota della fine del ‘400. La Cupola del Mondo è uno di quei libri da non perdere, per chi ama il genere, ma anche per avvicinare gli studenti a questo tipo di letture.
Sara Prian
Riproduzione vietata