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Kebab, b’n’b, souvenir: restituire a Venezia la sua dignità di città universale

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Il Comune di Venezia sofferma il suo sguardo sulla città e con un occhio critico e un altro indagatore, cerca la via di scampo per renderla vivibile e accettata anche dai suoi residenti.
Il turismo è già altamente accontentato e coinvolto, fra offerte commerciali di ogni tipo, esercizi e ristoranti al suo servizio nelle forme più variegate e spicce, souvenir in ogni angolo, non fa niente se non sono di vetro di Murano e se i merletti di Burano offerti, sono di plastica.

Ora qualcuno sembra aver recepito che questo stato di cose non può andare oltre, e con lo stimolo del giudizio dell’Unesco, che preme sulle scelte di qualità per la città, arrivano mozioni e ragionamenti su da farsi.

Nell’occhio del ciclone le attività che vendono cibo da asporto, kebab e pizza al taglio tra i primi, e poi l’occhio vigile sui venditori abusivi, e anche su quel vasto settore che di abusivismo si nutre.

Riscoperto il valore della paesaggistica, rivalutata la geografia del valore estetico, il Sindaco Luigi Brugnaro, forte del suo accordo con il ministro Carlo Calenda, espone le norme del decreto legislativo 222, che prevedono per i Comuni la facoltà di accettare o negare l’autorizzazione per le specifiche attività, non senza aver prima considerato, d’intesa con la Regione e la Soprintendenza, le zone considerate di particolare valore storico, archeologico e monumentale per salvaguardarle e tutelarle. Non va sottovalutato che Venezia è tutta una città d’arte e che a differenza delle altre città, non ha periferia.

Il Comune sta ripensando ai taxi, ai posti barca, agli orari della percorribilità acquea, e tutto dovrà essere accordato con le specifiche categorie fra governo e opposizione della città, che per ora si esprime con una mozione di maggioranza fucsia, in attesa di una valutazione ad ampio raggio, che data la complessità d’insieme, avrà bisogno di essere debitamente studiata.

Non è solo una questione di decoro, quella che investe e abbatte Venezia, si dovrà far attenzione a non confondere le cause con gli effetti. Ed è per questo che l’Unesco spinge affinché siano coinvolte le Università, le Fondazioni, nel ridisegnare una Venezia che ogni giorno perde i suoi abitanti, e con loro la sua stessa storia.

Con venticinque milioni di turisti all’anno, che a buon diritto vogliono visitare e apprezzare Venezia, si è perso il conto della ragionevolezza, crescono a dismisura i B&B, la città vive una schizofrenia provocata da una visione bulimica del guadagno che ha creato una perenne disarmonia.

E’ questo il compito più arduo per chi amministra la città: restituire a Venezia la sua dignità di città universale, aperta, accogliente e senza esclusioni e privilegi, così come in fondo ci insegnano i principi della democrazia condivisa.

Andreina Corso

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