Lui aveva amato follemente numeri e equazioni, era l’universo in cui si rifugiava perchè per lui un universo doveva avere scienze esatte, con prove empiriche che tornavano sempre. E noi l’avevamo amato grazie all’interpretazione di Russel Crowe che aveva reso umano come meglio non si poteva quel genio disturbato mentalmente.
John Nash è morto, la legge del Caos si è presa la rivincita su di lui. Come? Proprio grazie ad un caso: John Nash ha preso un taxi (tra migliaia) che è rimasto coinvolto in un incidente stradale mortale (tra migliaia).
Il matematico John Nash, la cui storia ha ispirato il film “A Beautiful Mind”, e’ rimasto ucciso in New Jersey con la moglie in un incidente di taxi. Nash aveva 86 anni, la moglie Alicia 82. Vivevano a Princeton Sono morti in un incidente sulla New Jersey Turnpike, così dice la notizia, ma il fatto dice ben di più.
E’ morto su un taxi John Nash, Nobel per l’Economia, vittima con l’inseparabile moglie di un incidente, quella moglie Alicia che gli è sempre rimasta accanto e che l’ha accompagnato ad attraversare 60 anni nella sua vita tormentatissima.
I due sono morti a causa di un banale incidente in autostrada in New Jersey. Erano a bordo di un taxi senza le cinture di sicurezza allacciate. L’avevano preso all’aeroporto di Newark e stavano tornando a Princeton, dove, a 86 anni, il celebre Nobel viveva e insegnava ancora.
John Nash ha avuto una vita straordinaria e dolorosa, magistralmente raccontata in una biografia da Silvia Nasar e poi portata sullo schermo nel 2001 con un film che ha vinto quattro Oscar: una grande interpretazione di Russell Crowe che rende sullo schermo la schizofrenia personaggio principale della storia senza farla mai vedere, proprio com’è stato nella vita dell’illustre matematico.
Nash è stato tradito dalla sua mente, proprio quella grande mente che gli aveva fatto vedere che cosa si nascondeva dietro a numeri che tutti guardavano: le sue analisi hanno cominciato ad essere utilizzate nei campi più disparati, dall’economia alle scienze sociali alla biologia evolutiva. C’è un po’ di Nash nei calcoli degli strateghi della «guerra fredda», ma anche nelle analisi sulla competizione economica, la formazione delle decisioni legislative, le rivalità aziendali.
Per converso, quando un collega gli chiede come un uomo razionale come lui possa credere che gli extraterrestri mandino messaggi attraverso il New York Times, risponde: «Perché queste idee mi sono arrivate nelle stesso modo delle mie intuizioni matematiche. Quindi le prendo sul serio».
Ad un certo momento della sua vita, senza apparenti interventi medici o chirurgici, torna alla normalità, la sua patologia sembra sparita e nella ricostruzione cinematografica la spiegazione è che Nash continua ad avere visioni ma impone alla sua parte razionale di metterle in un angolo del suo panorama percettivo semplicemente decidendo di ignorarle. E ci convive.
Arriva poi il Nobel nel ’94 e il film che ha fatto conoscere John Nash al mondo.
Paolo Pradolin
25/05/2015
Riproduzione vietata