Sabato 18 Marzo si è conclusa la manifestazione di Jazz & Fenice. Probabilmente la terza delle tre serate non è stata all’ altezza delle prime due e questo non certo per demerito del giovane pianista Manuel Magrini che si è cimentato con coraggio nel compito più difficile di pianista solista, compito da far tremare i polsi, visto che automaticamente la memoria va a ricordare i giganti, che solo in età più avanzata, si sono cimentati nell’ ingrato compito. Il giovane pianista nei tre brani presentati ha dato dimostrazione di buona maturità.
Perplessità invece per l’ introduzione del giornalista scrittore Claudio Sessa che ci illustrava le peculiarità e la difficoltà, prendendo spunto dai suo libri, per raccontare il Jazz nel nuovo millennio. Devo dire che alla fine del suo discorso, non me ne voglia l’autore, le mie idee in proposito erano meno chiare di prima.
Ha concluso la serata il duo formato dal pluri trombettista M. Stockhausen (figlio d’arte del compositore classico omonimo) e il chitarrista Ferenc Snétberger (foto).
Se valutati come strumentisti bravi e affiatatissimi, con oltre 18 anni di carriera condivisa, nulla da dire, se però li troviamo inseriti in una manifestazione jazz rimaniamo un po’ perplessi. Diciamo che un pò come successo per la prima serata, qui siamo qui completamente fuori tema.
Gli organizzatori vanno comunque lodati per l’iniziativa che dovrà essere ripetuta e nel contempo che in futuro si possano ascoltare musicisti più vicini al nostro amato Jazz sotto qualsivoglia corrente e influenza musicale.
Daniele Pinzoni