Immagini degli stati d’animo alla Camera subito dopo l’approvazione dell’Italicum: i deputati renziani del Pd trionfanti che lasciano l’Aula, l’umore nero dei 45-50 dissidenti dem e dei grillini silenziosi. Attorno banchi vuoti di Forza Italia e di Sel.
L’Italicum è comunque stato approvato, la nuova legge elettorale che Renzi voleva ha avuto 334 voti favorevoli, 61 contrari e 4 astenuti.
«Il dissenso è stato abbastanza ampio, è un dato politico», ha dichiarato l’ex segretario Pier Luigi Bersani che (al contrario di Civati, Fassina, Lattuca, Meloni) ha scelto di non intervenire in Aula mentre i prodiani Zampa e Monaco si sono fatti riconoscere con l’astensione.
Matteo Renzi ora può ripartire da due considerazioni: aver chiuso questa partita con una vittoria in un terreno molto difficile, e ha potuto contare chi gli è rimasto vicino nel partito, magari anche soffocando l’avversione all’Italicum e per il patto del Nazareno con FI che lo ha partorito.
«Sono orgoglioso della vostra fiducia e che la politica si sia dimostrata all’altezza delle sfide. Siete voi il cambiamento che stavamo aspettando, state scrivendo una pagina storica del Paese». E ora, non ha dimenticato di ricordare Renzi, «il nodo» è la riforma del Senato.
Pareri contrari? Molti. A partire da Renato Brunetta (FI)«al Senato Renzi non ha i numeri». I M5S affidano al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella l’ultimo appello: «Non firmi questa legge oscena», dice Danilo Toninelli nella sua dichiarazione di voto in Aula. Infine vale la pena riportare la dichiarazione di Roberto Calderoli (Lega), che inventò il Porcellum approvato a suo tempo con 323 voti: «Al peggio non c’è mai fine, è arrivato il Porcellissimum».
Mario nascimbeni
05/05/2015
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