Dopo i triplici attentati di venerdì 26 giugno, lo Stato Islamico (IS) continua a far parlare di sé. E’ giunta infatti notizia che sono state decapitate due donne, perché accusate di stregoneria, reato che secondo la shari’a, la legge islamica, condanna il soggetto alla pena di morte. Con loro sono stati uccisi anche i mariti e altri due uomini, uno dei quali è stato crocifisso.
Degli attivisti locali, citati dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), hanno riferito che una delle due donne ed il marito sono stati decapitati con una sciabola sulla via Al Takaya, nella città di Deyr az Zor, capoluogo dell’omonimia provincia. Un’altra coppia ha subito lo stesso trattamento a Al Mayadin, nella medesima provincia ma più a Est, al confine con l’Iraq.
Assieme a questi ultimi, sono stati giustiziati anche altri due uomini, accusati di banditismo e traffico di droga e l’uomo accusato di brigantaggio è stato poi crocifisso, mentre gli altri tre cadaveri sono stati portati via dai jihadisti.
Nel frattempo le forze del Califfato hanno contrattaccato per cercare di riconquistare il controllo della cittadina di Tal Abyad, sul confine con la Turchia, sottratta dai curdi dieci giorni fa. Tal Abyad è ad un ottantina di chilometri a Nord di Raqqa, la “capitale” del Califfato in Siria, verso la quale i curdi sembravano avanzare speditamente nei giorni scorsi.
Intanto in Iraq è stato ucciso uno degli aiutanti del leader dello Stato islamico, Abu Bakr al Baghdadi. Un comandante delle milizie sciite che si battono al fianco dell’esercito regolare ha affermato che Abu Akrama Al Shishani, il ceceno deceduto, è morto in uno scontro per il controllo del giacimento petrolifero di Allas.
Redazione
02/07/2015
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