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Io mi libro – Battute e freddure nel libro di Alessandro Pagani

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Chi fa dell’autoironia è considerato molto intelligente, così si dice. Qui a non prendersi e a non prenderla seriamente, è senza alcun dubbio Alessandro Pagani, che con ”Io mi libro” (Editore 96, Rue de la Fontaine, pagg 78, €10,00) e le sue quasi cinquecento battute, freddure e dialoghi umoristici, spiazza e diverte!

Al suo terzo romanzo, Alessandro Pagani, si cimenta con un’opera che strizza l’occhio alla comicità e l’intrattenimento. In ”Io mi libro”, convivono cronaca, attualità e routine, momenti assurdi trasformati in giochi di parole e freddure, per stemperare l’atmosfera.
A chiusura del libro, il lettore potrà trovare anche le classifiche personali dell’autore (per conoscere qualcosa in più su di lui) ed un racconto dedicato al sogno dal titolo “Breve racconto onirico”.

Rifacendosi a maestri dell’umorismo come Marcello Marchesi, Achille Campanile e Giovannino Guareschi, Alessandro Pagani immagina diverse situazioni surreali, quelle che nascono spesso da semplici coincidenze, tempismo o fraintendimenti: l’autore coglie la palla al balzo e come osservatore antropologo, decide di farsi e farci fare, quattro risate.
L’abilità di Alessandro Pagani sta nel trovare il giusto gioco di parole: ambigue, frasi fraintese e protagonisti tragicomici che quasi inconsapevolmente finisco per risultare divertenti.

Il lettore diventa partecipe delle vicissitudini di tutti coloro che sono al centro delle battute e che scatenano ilarità. Come richiama il titolo, è il lettore stesso, che dall’alto con una leggerezza neutrale osserva i difetti e le qualità proprie di ogni essere vivente.

Io mi libro” è una prova di bravura lessicale, che raggiunge, in alcuni casi, le vette dei giochi che ritroviamo nella Settimana Enigmistica, pone il lettore nelle vesti dello spettatore attivo, lo fa divertire e non solo.
Ciliegina sulla torta, il raccondo onirico finale che strizza l’occhio alla Metamorfosi di Kafka e come tutta la raccolta, riesce a stemperare l’eccessiva serietà con cui l’uomo ha vincolato la proprio esistenza, a dispetto del lato più brillante e virtuoso che ognuno di noi invece porta dentro.

Alice Bianco
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