Quattro anni fa valeva lo scudetto e la differenza pesa. Milano è una città abituata anche troppo bene, con presidenti capaci di investire una fortuna, per essere all’altezza di una città esigente, che si diverte solo con grandi campioni. Sono passati quattro anni: il Milan (primo) e Inter (seconda) giocavano per lo scudetto. Sabato 2 aprile 2011, Milan 62 punti, Inter 60, Allegri contro Leonardo. Anni luce di distanza.
Inter Milan, per quanto sia, è comunque il derby di Milano, sentito e sofferto dalle tifoserie e dal resto d’Italia.
Ad un certo punto era balenata l’idea che Mancini potesse decidere di giocare con la difesa a 3, ma a molti è parso strano tanto che nel pomeriggio è arrivata la smentita.
Difesa con D’Ambrosio, a destra, favorito sull’affaticato Santon più Ranocchia, Vidic e Juan Jesus.
Joel Obi, che ha segnato all’andata e Assane Gnoukouri, che ha esordito sabato scorso a Verona (12’) in dubbio in centrocampo. Quest’ultimo, Ivoriano, ha 18 anni e mezzo, ma è molto piaciuto a Mancini negli ultimi allenamenti e poi deve giocare un derby, non vincere il Nobel della fisica; può fare il centrale davanti alla difesa oppure l’interno.
La squalifica di Brozovic e Guarin obbliga Mancini a retrocedere sulla linea di centrocampo Hernanes (con Medel), che da rifinitore aveva molto convinto a Verona.
Dovrebbe tornare Shaqiri, alle spalle di Icardi-Palacio.
Inzaghi può tornare a contare su Mattia Destro, che ieri si è aggiunto al resto del gruppo. Pronto a sostituirlo Giampaolo Pazzini e Jeremy Ménéz al centro dell’attacco. Suso potrà vedere arrivare la sua chance a partita in corso. Destino simile a quello dello spagnolo lo ha avuto il suo amico Van Ginkel. Un piccolo problema ha fermato ieri Diego Lopez: il portiere sarà valutato oggi, ma non dovrebbe essere a rischio.
Roberto Dal Maschio
18/04/2015
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