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Indagine sui giovani di Venezia – Mestre. Di Andreina Corso

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Indagine sui giovani di Venezia - Mestre. Di Andreina Corso

Chissà se è troppo tardi. Forse siamo ancora in tempo per sperare che i nostri ragazzi vivano esperienze positive, che assimilino un nutrimento fatto di alimenti veri, semplici e comparabili con la vita degli altri.
Gli altri siamo noi, gli adulti, che talvolta mostriamo il nostro essere fragili, o totalmente assimilati anche a quel che non ci piace, alla nostra insopportabile capacità di adattamento.In tram, da Mestre a Venezia, ragazzi e ragazze che frequentano la Terza Media.

Cuffia sugli occhi, cuffiette negli orecchi, dita sul cellulare affaticato. Ritornano da una gita, pardon, da una uscita didattica, sono andati a far visita ad una fabbrica di Marghera.
Un ragazzo che gli amici chiamano Gian, alto e magro, occhi chiari e occhiali verdi, capelli biondi con il ciuffo che si tocca continuamente e poi tenta di specchiarsi sui vetri del tram (inutilmente, c’è un sole che abbaglia), è disponibile a parlare.

“Ma sempre le solite domande, fate! Dove ti iscrivi, cosa farai. Non so ancora, un professore mi ha detto che posso fare il cuoco, un altro che faccia i due anni obbligatori e che poi vada a lavorare…”- A te piacerebbe fare il cuoco?- Sì però mi devo informare bene, se insegnano le cose di cucina, bene, così poi mi metto ai fornelli, mi diverto, ma se anche devo studiare! Però non è che mi interessi, cosa vuoi che ti dica, è lo stesso.- No, non è lo stesso, forse c’è qualcosa che ti interessa, scegli bene, fatti consigliare.- Senti, guarda questo qua (indica un ragazzo che sta dormendo sul sedile accanto), è uno che studia tutto il giorno, va a fare il liceo classico, povero lui che dà retta ai suoi genitori e ai professori che gli dicono bravo, pensa al tuo futuro, alla tua carriera e lui scemo che li ascolta”.

Il ragazzo accanto che tanto scemo non è, sente e si sveglia. “Ma la vuoi piantare?! Se non hai voglia di fare un c…. non rompere i c…… a chi vuol studiare, magari trovare una m…. di lavoro, oppure bisogna essere deficienti come te? – Sentilo il professorino, l’hai sentito (e mi si rivolge) quante parolacce dice il genio. perché non me le dici in latino, visto che sei tanto forte! Non mi va neanche di parlare con un secchione che non ha tempo di uscire con le ragazze… perché deve studiare!”

Provo a calmarlo.- Dai, non arrabbiarti, vedrai che prima o poi decidi quel che vorrai fare. Hai visto le fabbriche? – Questa è bella, erano quasi tutte chiuse, cosa ci hanno portato a fare?- Forse farvi vedere com’erano i posti di lavoro a Marghera.- Sì adesso che non ci sono più, ma fatemi il piacere. E poi io abito a Venezia, voglio trovare lavoro là.- E cosa pensi di fare?- Non so, forse il gondoliere, ecco, sì, ascolta secchione, vado a fare il gondoliere e quando vieni sul mio traghetto, ti spingo dalla gondola, così fai una nuotata che ti sveglia.
(continua)

Andreina Corso
02/02/2016

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