Straniante, viscerale, eterogeneo rispetto a qualsiasi altro libro di racconti e capace di arrivare diritto al cuore, “In fondo, la luce” della scrittrice e professoressa di biofisica Silvia Morante, edito da Aracne Editrice (pagg. 80, 8 €) è la dimostrazione di come in poche pagine e con semplici parole, si possa riuscire a coinvolgere appieno il lettore.
Tutti racconti in prima persona, come suggerisce il sottotitolo, “In fondo, la luce” è uno zibaldone con un ordine proprio di narrazioni, quasi “soprannaturali”, testi dolci, ma allo stesso tempo crudeli, che spingono l’ignaro lettore in mondi estranei, in situazioni difficili, nel futuro o semplicemente a tu per tu, in viaggio con qualcuno.
Diviso in tre capitoli, con undici voci che parlano direttamente a chi legge e lo inducono a pensare, a riflettere, proprio sul mondo e sul futuro che riguarda l’umanità, il breve libro è in grado di far emergere i personaggi, le loro personalità e definirne in poche parole i contesti.
Il primo capitolo, Epiloghi, che potrebbe essere definito come una serie di “storie senza storia”, è la prova regina di come la Morante riesca ad emozionare ed impaurire il lettore, facendo leva solamente sulla conclusione, appunto. Futuribile, il secondo capitolo, è un viaggio in universi paralleli al nostro, narra storie umane mescolando l’incredibile, alla realtà, all’impensabile e all’indicibile.
Ed infine l’ultimo capitolo, Lettere dal treno, una raccolta di missive indirizzate ad una persona in particolare, ma allo stesso tempo a tutti. Un paese, la comunità ed ogni singola persona in essa, questi i protagonisti, che nella loro vacuità, vanno a riempire l’esistenza del narratore.
Dialoghi e pensieri che spiazzano il lettore, lo inducono a ritornare sul testo, a scarnificarlo per ritrovarne i significati più reconditi, “In fondo, la luce”, è il perfetto esempio di come bastino pochi, ma essenziali racconti intrisi di simbolismo ed una buona dose di malinconia, per riuscire ad entrare nel cuore di chi legge. Una caduta in picchiata nel nostro stesso mondo, attutita da una scrittura sobria e naturale, che mantiene viva la tensione e tiene incollato il lettore.
Alice Bianco
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