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Il Papa a Torino: tra giovani carcerati, senzatetto e pazienti del Cottolengo emozioni fortissime

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papa a torino
Il Papa a Torino esorta il mondo economico a osare, invita i giovani a “non vivacchiare”, chiede alla Chiesa di “convertirsi tutti i giorni”. Con coraggio. E senza chiudersi in una società che esclude.
E’ dedicata agli ultimi la prima giornata torinese di Papa Francesco.
Dall’incontro con il mondo del lavoro a quello con i malati del Cottolengo, passando per il pranzo con i giovani carcerati e i senzatetto.
Emozioni fortissime per i pellegrini che a migliaia dalla periferia al centro lo hanno atteso lungo le strade, gli occhi lucidi per la commozione, nella speranza di vederlo passare e di un saluto.
“Torino ha vissuto una giornata unica e straordinaria, piena di emozione e di grande affetto per Papa Francesco – commenta il sindaco, Piero Fassino -. E il Papa ci ha ricambiato con generosità, con i suoi messaggi di fiducia”.
E di vicinanza, come quella espressa ai “giovani disoccupati, alle persone in cassa integrazione o precarie” come “agli imprenditori, agli artigiani e a tutti i lavoratori dei vari settori, soprattutto a quelli che fanno più fatica ad andare avanti”.

Di prima mattina l’incontro in piazzetta Reale, dove Francesco stringe la mano anche a Sergio Marchionne, poi il raccoglimento davanti alla Sindone, seduto – e non inginocchiato – con la testa reclinata, le luci abbassate nel duomo di Torino, dove si ferma anche davanti all’altare del Beato Pier Giorgio Frassati.
Preghiera e raccoglimento prima del bagno di folla di piazza Vittorio, sulla sponda del Po, il quartiere della movida torinese trasformato in una “chiesa senza mura”, proprio come aveva auspicato alla vigilia l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia.
L’Angelus all’ombra della Gran Madre di Dio e del Monte dei Cappuccini, simboli della religiosità torinese, raccoglie 70mila persone nella piazza, almeno il doppio se si considerano quelle assiepate davanti ai 21 maxischermi allestiti per le vie del centro.
Il pranzo in Arcivescovado è un altro tuffo nella “fine del mondo”, un momento privato come la preghiera nel Santuario della Consolata, prima dell’omaggio a San Giovanni Bosco nel bicentenario della sua nascita.
Nella basilica di Maria Ausiliatrice, dove i salesiani sono partiti per il mondo, Bergoglio parla a braccio e si lascia andare ai ricordi.
Gli stessi che lo assalgono nella chiesa di Santa Teresa, quella del matrimonio dei nonni e del battesimo del padre.
La lunga giornata si chiude con l’abbraccio dei giovani, in una piazza Vittorio di nuovo gremita, a cui Francesco concede anche qualche selfie.
Poi tutti a casa, con un ricordo da conservare per sempre.

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Redazione

22/06/2015

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