Un po’ di John Green e del suo splendido “Tutta colpa delle Stelle”, con un pizzico delle corsie della fortunata serie tv Braccialetti Rossi. Questo è Il Nostro Anno Infinito di Matthew Crow, edito da Sperling&Kupfner, che vi porterà in una realtà dolorosa, ma allo stesso tempo romantica, dove la malattia non fermerà la nascita di una delicatissima storia d’amore.
Amber e Francis, infatti, si incontrano, adolescenti, in una corsa d’ospedale, dove sono intenti più a sopravvivere che a cercare l’anima gemella come tutte le persone della loro età. Ma è proprio nei posti più impensabili che si nasconde l’amore. Perché sarà proprio la malattia il punto che li farà avvicinare, che li farà cercare conforto in qualcosa che solo l’altro può capire davvero.
Certo la storia d’amore che Crow ci regala, un po’ come quella di Green, è complessa, toccante, dolorosa e tenera allo stesso tempo. Il Nostro Anno Infinito porta il lettore a riflettere sulla caducità della vita, attraverso una prosa scorrevole, che non usa mezzi termini per raccontare l’iter ospedaliero dei due protagonisti. Rispetto ad altri autori, però Crow ha un limite: quello di non riuscire a creare pienamente empatia con il lettore, che se da una parte, come detto, riflette, dall’altra, però non riesce a commuoverci come ci si aspetterebbe.
Prendiamo ad esempio in Tutta Colpa delle Stelle, il momento in cui Gus fa la sua grande rivelazione ad Amsterdam ad Hazel. Tutti siamo rimasti spiazzati, con le lacrime che lottavano contro i nostri occhi per uscire. Nel libro di Crow questi momenti mancano. Il motivo è da cercare nella troppa realtà con cui i fatti vengono narrati, alla concretezza che l’autore vuole dare a discapito, però, di quella emozione, del cosiddetto groppo alla gola che ci aspetteremmo di avere.
Questo non toglie che i due personaggi facilmente entreranno nelle grazie del lettore, in particolar modo Francis, tratteggiato con maggior profondità rispetto ad Amber che risulta leggermente più piatto e in funzione dei movimenti del ragazzo.
Il Nostro Anno Infinito è comunque una buona opera, scritta da un ragazzo di classe 1987 al quale non si può non fare i complimenti, per la grande volontà di mettere nero su bianco una storia non semplice, con delle limitazioni, ma che sono sicura saprò migliorarsi sempre più. Il talento c’è e lo si legge.
Sara Prian
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