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Il futuro di Porto Marghera alla luce del Comitatone

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Da molto tempo si discute nei media, nei tavoli istituzionali e tra i lavoratori sul futuro di Porto Marghera. Dopo anni di recessione e di crisi che hanno determinato pesantissime ricadute sull’occupazione soprattutto nei settori industriali, ma anche
pesanti ricadute sull’occupazione nei servizi in generale ed in particolare nella logistica e nei trasporti, è doveroso che di futuro si discuta, è doveroso che oltre a discuterne si facciano scelte precise, e doveroso recuperare il grande ritardo di tanti anni che ha molte responsabilità.

Guardando avanti si deve necessariamente partire dalla salvaguardia del lavoro esistente e qualificato che oggi è ancora ben presente nell’area, di qualsiasi settore sia, sicuramente industriale -portuale ma anche logistico e dei servizi.

Oltre la crisi, le grandi trasformazioni di questi anni hanno reso evidente l’intreccio e la commistione tra più settori come valore strategico di competitività dei sistemi economici, del territorio e dello stesso lavoro.

Il dialogo tra sistemi della produzione e sistemi del trasporto e della logistica sono fondamentali rispetto il consolidamento produttivo, anzi rispetto la qualità dello sviluppo di un territorio e Porto Marghera ha tutte le potenzialità, le capacità le energie per utilizzare al meglio la sua storica vocazione industriale con la sua storica naturale struttura portuale.

Abbiamo ribadito in più occasioni e lo confermiamo che come sindacato FILT CGIL condividiamo i processi in atto di riconversione e rilancio dell’industria a Porto Marghera, un rilancio che deve necessariamente tenere conto del valore del sistema logistico come fattore di produttività di sistema.

Risulta incomprensibile una visione di contrapposizione, ancorchè anacronistica, tra
l’industria e il porto o i sistemi logistici, ma vale anche per il settore del turismo e del commercio dove sono presenti moltissimi lavoratori, e che riteniamo anche noi si debba regolamentare ed intervenire per non soffocare assieme al centro storico anche gli altri settori della produzione.

La discussione che in queste settimane si sta facendo sulle aree di crisi complessa è l’occasione di una programmazione e di una progettualità che rilancia queste questioni, a partire dal rilancio industriale ma non solo, il rilancio complessivo di porto Marghera e della Città di Venezia con al centro il tema del lavoro e dell’occupazione.

Pesano certamente scelte che aspettiamo da anni e che ancora non ci sono da parte del
Governo, in modo particolare sull’inadeguata conca di navigazione, sulla gestione del
sistema Mose, sulla Portualità che per effetto di queste infrastrutture deve velocemente cambiare per essere più efficiente e con lei complessivamente il sistema dei servizi legati all’accessibilità nautica delle navi al Porto industriale e commerciale.

Sia chiaro che se non si riesce ad entrare in porto in tutte le banchine con le navi non c’è futuro per nessuna attività a Marghera”.

FILT-CGIL Venezia

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