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Il fiume nero – Il potere della parola sopra ogni cosa

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Il fiume nero paul cooper

Inchiostro e sangue, due liquidi che scorrono. Quasi lo stesso colore, la stessa consistenza e lo stesso significato di rivoluzione, potere e morte. È proprio questi due elementi che lo scrittore Paul Cooper, ha deciso di mescolare insieme, dando vita a Il fiume nero (Longanesi, pagg. 384, €16.90), una storia d’amore, per la nazione e tra due innamorati appartenenti a ceti sociali diversi, una storia che ricorda molto le Mille e una notte e ricca di fascino, a cominciare proprio dall’uso della parola, l’arma bianca… e nera, in pugno al protagonista.

La vicenda è ambientata nel XIII secolo, nell’isola di Sri Lanka. L’invasione dell’esercito del re Magha il Kalinga è spietata e l’usurpatore sanguinario risparmia poche persone. Tra queste, Asanka, il poeta di corte, che in cambio dovrà tradurre nella lingua locale, il tamil, lo ”Shishupala Vadha”, il più grande poema epico sanscrito. Un testo amatissimo da Magha, che vuole farne lo strumento per assoggettare anche culturalmente il popolo. Asanka e il suo amore clandestino con la bella serva di palazzo, Sarasi, a cui lui insegna i segreti della scrittura, ora però, è in pericolo. La sua unica arma per riuscire ad andare contro Magha è azzardare delle modifiche significative all’opera, con pesanti critiche al sovrano.

Il potere al popolo, alle parole, alle leggende, alla comunicazione. A questo si affida Asanka, uomo di cultura, passionale e teorico. Non è un soldato, non è abituato a trasportare carichi, il suo lavoro consiste nel dare piacere, allietare la corte, nulla lo tange, nulla che sia manuale e violento.

Con l’arrivo di Magha al Kalinga, sarà però costretto a fare i conti fin da subito, con la brutalità e la prepotenza. L’unico modo per contrastarlo è, prima stare ai suo ordini, assecondare il volere del sovrano e quindi tradurre il testo sacro che diventerà il manifesto del Kalinga, poi, grazie proprio alla scrittura, ribaltare e soverchiare il suo regno.

Quello di Asanka diventa così un gioco sottile e pericoloso, che rischia di mettere a repentaglio tutto ciò a cui lui tiene, ma è l’unico gioco a cui vuole partecipare attivamente, perché Asanka sa che il potere della parola sa ferire più di una spada.

Ed ecco che Magha, la figura del vecchio poeta, del sovrano e del re usurpatore Shishupal, diventano una cosa sola. Una trinità sacra, come il testo che li unisce: un fil rouge che sanguina.

Un romanzo che narra vicende storiche, che mescola realtà e finzione in un mix di elementi ed atmosfere magiche, Il fiume nero, seppur lontano per spazio e tempo, si distacca poco dalla nostra attualità.
Molti sono i Paesi martoriati dai soprusi e dallo strapotere, che oggi hanno la possibilità di farsi ascoltare attraverso i nuovi mezzi di comunicazione, denunciare le proprie condizioni di vita, tutto, nella speranza che qualcosa possa cambiare.

Una favola sulla libertà, una leggenda che rivive grazie alla scrittura, la Storia che si tramanda. Il fiume nero è questo e molto di più. In sé racchiude un mondo magico ma anche tragico, dimostrando però, come pacificamente si possa ribaltare il destino di una nazione.

Alice Bianco
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