Un po’ Christopher Moore un po’ la serie tv Galavant. “I cavalieri della tavola zoppa” di Marie Phillips, edito da Guanda, è una di quelle opere fantastiche in tutti i sensi, uno di quei libri che fatichi a lasciare, che ti avvolgono e ti trasportano in un altro tempo, attraverso una prosa avvincente quanto divertente, trasformandosi in una delle migliori opere di quest’anno.
Cosa succede se, giunta a tarda sera alla corte di Re Artù per chiedere aiuto, una damigella in difficoltà, Lady Elaine du Mont, si deve accontentare dell’unico cavaliere ancora disponibile? E se questo cavaliere, oltre a essere un po’ in là con gli anni, con i capelli grigi e le ginocchia scricchiolanti, non è nemmeno uno dei famosi cavalieri della Tavola Rotonda, ma solo uno di quelli relegati alla Tavola Zoppa, la tavola mai raccontata da poeti e cantastorie, quella rettangolare, posta nell’angolo più buio della Sala Grande di Camelot? Be’, ci si accontenta, appunto, tanto non c’è alternativa, e Sir Humphrey, dal canto suo, è ben felice di rimettersi in sella. Nel frattempo un’altra damigella, Martha di Puddock, è in fuga: scappa dal matrimonio che le è stato imposto con l’odioso principe Edwin di Tuft. L’incontro con la Sostituta del lago (la Signora del Lago, quella vera, manco a dirlo, se n’è andata da qualche parte con Merlino) la obbliga a impegnarsi però in un’altra impresa: ritrovare il fratello a lungo creduto morto.
La Phillips già con “Per l’amor di un dio” era riuscita a prendere l’immaginario collettivo di qualcosa di leggendario come le divinità greche e reinventandone l’aspetto e le vicende. Nel suo ultimo romanzo, invece, si rifà a Camelot, a Re Artù, a quel mondo che ha riempito di voglia d’avventura moltissimi pomeriggi dei ragazzi di un tempo, ma anche quelli di adesso.
La forza dell’autrice è però quella dell’ironia. La sua opera, ancora una volta, riesce ad intrattenere a far ridere sinceramente, attraverso continui equivoci che hanno reso grandi alcune delle più famose piece teatrali, nonché commedie cinematografiche.
Infatti, la cosiddetta commedia degli equivoci è una delle cose più complesse da riuscire a realizzare in qualsiasi campo, perché a fare i drammatici e i romantici siamo bravi, quasi, tutti, ma far ridere di cuore con semplicità e le parole ci riescono in pochi. Marie Phillips è una di questi, sì perché i suoi “Cavalieri della tavola zoppa” sono un gruppo meraviglioso, che gioca sulla diversità veicolando messaggi importanti sotto mentite spoglie.
Un’opera, questa, divertente, spassionata e appassionante, che ci porta le atmosfere delle ballate cavalleresche modernizzandole e rendendole assolutamente irresistibili. Imperdibile.
Sara Prian
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