Se ne vanno.
Mesti, silenziosi, come magari è stata umile e silenziosa la loro vita, fatta di lavoro, di sacrifici.
Se ne va una generazione, quella che ha visto la guerra, ne ha sentito l’odore e le privazioni, tra la fuga in un rifugio antiaereo e la bramosa ricerca di qualcosa per sfamarsi.
Se ne vanno mani indurite dai calli, visi segnati da rughe profonde, memorie di giornate passate sotto il sole cocente o il freddo pungente. Mani che hanno spostato macerie, impastato cemento, piegato ferro, in canottiera e cappello di carta di giornale.
Se ne vanno quelli della Lambretta, della Fiat 500 o 600, dei primi frigoriferi, della televisione in bianco e nero.
Ci lasciano, avvolti in un lenzuolo, come Cristo nel sudario, quelli del boom economico che con il sudore hanno ricostruito questa nostra nazione, regalandoci quel benessere di cui abbiamo impunemente approfittato.
Se ne va l’esperienza, la comprensione, la pazienza, la resilienza, il rispetto, pregi oramai dimenticati.
Se ne vanno senza una carezza, senza che nessuno gli stringesse la mano, senza neanche un ultimo bacio.
Se ne vanno i nonni, memoria storica del nostro Paese, patrimonio della intera umanità.
L’Italia intera deve dirvi GRAZIE e accompagnarvi in quest’ultimo viaggio con 60 milioni di carezze.
Fulvio Marcellitti
Concordo con Corrado Mazzocco!!!
proprio oggi anche dove abito io a me personalmente è successa una cosa simile indegna dell ‘Italia !!!
Bellissime e commoventi parole…Ho sempre piu detestato gli eccessivi supermercati con i carrelli stracolmi ..i blockbuster ..le anticipazioni dei telegiornali sul Grande Fratello ..letti da giovanette senza espressione né carisma ..anche ciò è il risultato della pochezza sociale..parlare sempre e non risolvere nulla …Mi inchino alle generazioni dei miei nonni e dei miei genitori…ormai morti da tempo( …io sono quasi settantenne) e mi commuovo perché vorrei che si imparasse qualcosa …da tanta sofferenza…ma i poveri di spirito …tendono a dimenticare presto e comunque.
utto ineccepibile e tragicamente vero!
Meno male che c’è ancora qualcuno che riflette, che ha un cuore, che è riconoscente.
Rimangono gli indegni, che hanno preferito delocalizzare, globalizzare, speculare, sfruttare, facendo in modo che un paese che si vanta essere nei G7 non fosse nemmeno capace di produrre una misera mascherina per salvare le loro vite! Tutto in mano a paesi stranieri perché i costi di produzione sono minori, e possiamo permetterci l’usa e getta perché, tanto, costa poco, riempiendo inoltre il mondo di spazzatura e i mari di microplasitiche.
Tutto made in China, senza un minimo di timore di dipendere totalmente, specie in campo sanitario, da altri…
Si spera che questo periodo abbia portato ad una riflessione sulla deriva dove si stava andando, lodando tecnologie che sembravano aver reso l’uomo immortale e capace di dominare il mondo e lo spazio, ricordando e rispettando coloro che hanno sudato e faticato per un tozzo di pane, non dimenticando che il passato, purtroppo, si può sempre ripresentare, e da QUELLE PERSONE AVEVAMO TUTTO DA IMPARARE.
Invece molte sono anche state fatte morire in modo a dir poco criminale, infettate da un virus per non essere in grado di fornire loro una mascherina, o pensando solo ad incassare le rette e contributi per quegli ospiti di Residenze Sanitarie Assistite e Case di Riposo per far soldi risparmiando su dispositivi di protezione, e sul personale, magari non all’altezza del rischio e con scarsa formazione, attinto da cooperative aggiudicatesi l’appalto al ribasso estremo, infettando pure i lavoratori del settore.
Ma le Ulss e le Regioni, presso le quali erano accreditate, dov’erano mentre quelle povere creature decedute ci lasciavano coperte da un lenzuolo???
Cosa c’era, peggio di questo, per essere indegni di tante persone che ci hanno preparato, con fatiche e sudore, il benessere su un piatto d’argento, facendo purtroppo spesso diventare alcuni di noi “viziatelli” che passano il tempo tra fesserie sui social e vari “Grande Fratello”,invece di pensare seriamente a dove stavamo andando e sul fatto che eravamo totalmente dipendenti da altri?
Prof. Fabio Mozzatto.
Venezia.
Tutto ineccdepibile e tragicamente vero!
Meno male che c’è ancora qualcuno che riflette, che ha un cuore, che è riconoscente.
Rimangono gli indegni, che hanno preferito delocaizzare, globalizzare, speculare, sfruttare, facendo in modo che un paese che si vanta essere ni G7 non fosse nemmeno capace di produrre una misera mascherina per salvare le loro vite! Tutto in mano a paesi stranieri perchè i costi di produzione sono minori, e possiamo permetterci l’usa e gtta perchè tanto costa poco, riempiendo il mondi di spazzatura.
Dimenticando l’arte del riparare soffocata dall’arte di ricomprare, errivando alla durata “programmmata” come negli apparecchi elettronici!
L’ombrellaio, l’arrotino, tutto da buttare: abbiamo preferito ombrelli made in china per una pioggia.
I coltelli in plastica agli eterni coltelli in acciaio. Il mache in China al mad ein Italy, senza un minimo di timore di dipendere totalmente, specie in campo sanitario, da questi…
per non essere capaci di produrre
Articolo commovente e veritiero. Un dolore immenso prende il mio cuore per questa generazione che è stata la più colpita da questo maledetto covid-19 e per i loro famigliari che non hanno avuto la possibilità di stare loro vicini e di commemorarli con una solenne sepoltura.
Avete detto tutto Voi a noi rimane una grande tristezza