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Guerre di religione di ieri e di oggi. Dalla Germania del Cinquecento alla Siria di oggi

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Guerre di religione di ieri e di oggi. Dalla Germania del Cinquecento alla Siria di oggi

Il presente scritto trae spunto da una conferenza sul ruolo della Russia in Medio Oriente tenutasi a Bruxelles, lo scorso 27 gennaio 2016, presso l’European Policy Centre/King Baudouin Foundation. Esso rappresenta la continuazione ideale del precedente articolo pubblicato sulla Voce di Venezia in cui sono state analizzate la ragioni in base alle quali è possibile dubitare dell’esistenza di una reale volontà occidentale di sconfiggere lo Stato Islamico, almeno nel breve periodo.

Nel presente scritto sarà evidenziata una serie di profonde analogie tra lo Stato Islamico di oggi e il movimento contadino di Thomas Müntzer che operava nella Germania del Cinquecento, in quanto, entrambi occultano, sotto «vesti religiose», poderose esigenze di radicale riforma sociale. Durante la conferenza non sono state ovviamente affrontate simili tematiche, ma i relatori si sono limitati sostanzialmente al «solito» dibattito su democrazia, diritti umani, Medio Oriente, regime di Assad ecc.

Proviamo ora ad analizzare più in profondità tale problematica, ripercorrendo le tappe iniziali di una grande guerra di religione che nel Cinquecento sconvolse la vicina Germania. Emergeranno immediatamente incredibili analogie con la situazione della lontana Siria di oggi.

Quando Lutero scrisse le sue Novantacinque Tesi e iniziò la sua predicazione, il suo destino avrebbe potuto essere lo stesso di quello di un qualsiasi altro «eretico» medioevale/rinascimentale destinato a venire arso sul rogo. Cosa gli impedì di fare quella triste fine e diventare il fondatore di una nuova Chiesa Riformata? La precisione delle sue tesi teologiche comunque indimostrabili nel mondo fenomenico? La sua intransigenza morale che lo portò a «spretarsi parzialmente», sposare una ex monaca (Katharina von Bora) e trovare infiniti compromessi con i potenti del suo tempo?

No, molto più semplicemente Lutero riuscì a creare un modello di riferimento religioso, culturale e politico in cui potevano identificarsi una serie di ceti sociali (una parte dei Principi, dell’alta nobiltà e delle borghesie dell’epoca). In altre parole, ebbe l’appoggio di una sezione notevole e influente della società tedesca, la quale economicamente e idealmente era matura per sganciarsi dalla Chiesa di Roma e (entro certi limiti almeno all’inizio) anche dal potere imperiale. Dunque, ideali del Luteranesimo e interessi materiali di alcuni ceti sociali influenti e definiti (alta nobiltà e borghesia) finirono per unirsi, creando la base di un nuovo «blocco storico» in grado di «scalzare» l’egemonia imperiale e papale.

In altre parole, le armi per «difendere» quelle idee e il denaro per equipaggiare i soldati che combattevano sotto quelle insegne avevano una provenienza ben definita e, senza tali immense risorse, terrene e non celesti, la Riforma Luterana sarebbe stata nulla di più di una delle tante «eresie» medioevali. Oppure, nella migliore delle ipotesi, avrebbe trovato una modestissima diffusione locale in qualche angolo remoto e sicuro d’Europa come accade alla Chiesa di Pietro Valdo (Valdesi). Indubbiamente per le migliaia di innocenti che morirono o che conobbero violenze, orrori e barbarie indicibili in oltre un secolo di Guerre di Religione le ultime due alternative (rogo di Lutero o modesta diffusione locale) sarebbero state sicuramente preferibili rispetto all’affermazione della Riforma Luterana in vaste aree del nostro Continente.

Tuttavia, vi erano anche milioni di contadini nella Germania dell’epoca che poco o nulla avevano da guadagnare dall’Impero/Papato o dalla Riforma di Lutero. Anche loro, a un certo punto e per un brevissimo periodo, riuscirono a esprimere un capo e un’ideologia: Thomas Müntzer e un Cristianesimo semplice e popolare che predicava il ritorno alla povertà evangelica delle origini. Diversamente però dalle tante versioni del pauperismo medioevale (Catari, Patarini, Fraticelli ecc), i contadini di Müntzer volevano ripristinare l’uguaglianza evangelica con la forza, incendiando castelli e conventi e dotandosi di un «braccio armato» (un vero e proprio esercito popolare rivoluzionario con reparti d’élite quali la famigerata Schwarzer Haufen -la Schiera Nera- del leggendario comandante Florian Geyer).

Pertanto, esistevano verso la metà degli Anni Venti del Cinquecento questi tre grandi blocchi socio-economici all’interno della società tedesca: Papato e Impero con i loro alleati (una parte della nobiltà e della borghesia), la nascente Riforma di Lutero (con crescente consenso tra la nobiltà e la borghesia in quanto offriva maggiori libertà ideali e materiali da poteri lontani e sempre più deboli e anacronistici) e movimenti popolari legati alle insurrezioni contadine di Thomas Müntzer.

Risulta evidente che ciascuno dei tre «schieramenti» esercitava una poderosa forza di attrazione «magnetica» sugli individui in base all’interesse della classe sociale di appartenenza. Anche se non mancarono «casi anomali» come il nobile Florian Geyer che appoggiò l’esercito rivoluzionario di Müntzer, divenendone uno dei capi militari più esperti e combattivi, o casi di contadini o popolani delle città che si batterono per la Riforma Luterana o per l’Impero, è logico che, ieri come oggi, la gran parte degli individui si identifichi nel movimento che sembra tutelare meglio gli interessi della propria classe.

Passiamo ad analizzare la situazione della Siria e del Medio Oriente di oggi.

Lo Stato Islamico costituisce l’equivalente contemporaneo di ciò che Thomas Müntzer rappresentava nel suo periodo: il ritorno a una forma di religiosità «pura», «incorrotta», «quasi ascetica», dotata di una carica ignea capace di distruggere e fondere ogni precedente cristallizzazione sociale e di ricreare un’uguaglianza sostanziale tra i fedeli. Non è un caso che il Califfato eserciti una potente forza attrattiva sulle masse più povere, sui derelitti, sugli sposessati che vedono nell’Islam radicale una nuova possibilità di riscatto sociale. L’ISIS è spesso la grande alternativa ideale all’interno del mondo islamico per chi non ha nulla da perdere se non le proprie catene, anche se non manca l’appoggio di vari individui appartenenti ai ceti superiori.

La Coalizione Nazionale Siriana e l’Esercito Siriano Libero, aiutati dagli Stati Uniti e dai loro alleati occidentali, rappresentano, seppur con tutte le diversità dei tempi e delle epoche, quella generale e confusa volontà di rinnovamento della società siriana (Primavera Araba) che a suo tempo espresse la Riforma di Lutero in Germania, ma che, a ben vedere, non muta i reali rapporti di forza tra i vari ceti sociali. Infatti, se prevalessero tali forze, all’attuale classe dirigente legata a Assad ne succederebbe un’altra, magari formalmente «democratica» e «pluralista», ma i rapporti di produzione rimarrebbero uguali così come la povertà delle masse.

Infine, Assad, il «cattivo dittatore», rappresenta l’Impero e, più in generale, l’archetipo del «vecchio establishment» che conservano comunque ancora un certo fascino non solo per il ceto dirigente, ma anche per le classi medie siriane (e per molte minoranze) siccome proteggono dal caos distruttivo dell’ISIS (così come anche l’Impero e, per certi versi, persino il Papato, seppure «onerosi», «limitanti» e ormai anacronistici erano comunque percepiti come «rifugi» sicuri dai nobili e dai ceti medi della Germania, specialmente quando gli eserciti contadini di Thomas Müntzer si avvicinavano troppo pericolosamente alle città, mettendo a ferro e fuoco i vicini conventi e castelli, e la Riforma Luterana non si era ancora definitivamente affermata come un’alternativa certa e concreta).

Ovviamente la situazione attuale è infinitamente più complessa di quella della Germania dei primi del Cinquecento: ci sono influenze internazionali, polarizzazioni in Islam scita e sunnita, marcate divisioni etniche all’interno della società siriana.

Tuttavia, ieri come oggi, l’individuo medio non si rende conto che il mondo ideale (regime legittimo di Assad, governo più liberale di stampo «occidentale»/retorica della democrazia/diritti umani o Islam radicale) sono il riflesso nel mondo delle idee di interessi di classi/gruppi sociali definiti, così come l’intervento degli USA o della Russia seguono le medesime logiche tutt’altro che idealistiche.

La Russia tenta semplicemente di difendere il proprio «referente» politico locale con tutti gli interessi economici sottostanti che risalgono ai tempi dell’URSS, mentre gli USA cercano di «far piazza pulita» dei regimi non allineati. In caso di vittoria della coalizione appoggiata dagli alleati occidentali, la classe dirigente di Assad sarebbe semplicemente sostituita da una filoamericana, mentre il rispetto della democrazia e dei diritti umani (salvo violazioni realmente macroscopiche) sarebbero una questione puramente formale e secondaria. L’importante è una cosa sola: controllare le risorse economiche di un’area strategica così vasta e importante.

Inoltre, non si deve mai dimenticare che i media realmente importanti sono sul «libro paga» degli stessi ceti che controllano i mezzi di produzione: ciò spiega come mai venga data così tanta enfasi alle presunte o reali violazioni dei diritti umani da parte del regime di Assad, mentre nulla venga detto su situazioni anche più gravi che si verificano in altri luoghi della terra che sono attualmente strategicamente irrilevanti. I media «fabbricano» l’opinione pubblica da duecento anni da questa parte.

Questo breve articolo serve a far riflettere sul seguente dato di fatto. Ieri come oggi, non si armano eserciti, non si assediano castelli, non si bombardano città, non si sterminano interi villaggi e città per Dio, la democrazia, i diritti umani, ma per difendere interessi materiali e concreti. O, più correttamente, ci sono individui che operano in «buona fede» in nome dell’ideale, ma tali soggetti sovente non si rendono conto che, senza l’appoggio di forze economico-materiali strettamente connesse a interessi di ceti sociali definiti, rimarrebbero solamente degli estremisti isolati, siccome non avrebbero un largo seguito, né disporrebbero delle risorse «telluriche» e non «celesti» per «finanziare» simili attività belliche/di distruzione.

Non sapere leggere «tra le righe» dei rapporti di produzione è uno dei più grandi limiti dell’intellighenzia contemporanea che si perde in sterili quanto inutili dibattiti sulla democrazia e sui diritti umani che ormai hanno raggiunto un livello ipocritamente stucchevole. Inoltre, un altro dato sfugge ai più: è altamente probabile che la crescente povertà presente nei Paesi Occidentali (conseguenza della politiche neoliberali e della globalizzazione) conduca, con il passare dei decenni, a una progressiva riduzione delle libertà democratiche anche in Europa. Infine, l’immigrazione dai Paesi Islamici potrebbe, tra alcuni decenni, creare dei movimenti simili all’ISIS che «fondono» malcontento sociale e fanatismo religioso anche qui a casa nostra.

In un contesto di immiserimento crescente, il futuro dell’Europa potrebbe essere ben lontano dalla retorica della freedom and democracy propagandata dagli USA, ma diventare una dura realtà di slavery and autocracy of global liberal capitalism. Del resto, la progressiva riduzione del ceto medio (accresciuto notevolmente in passato dallo Stato Sociale) rende ogni giorno sempre più evidente che il nostro sistema socio-economico è governato da un’infima minoranza che controlla la stragrande maggioranza della ricchezza e che detiene realmente il potere sostanziale. Quando tale processo supererà le soglie della normale tollerabilità, anche le democrazie occidentali potrebbero iniziare, pian piano, a tirare fuori i denti e le unghie contro i propri cittadini per tenerli «buoni»; né si potrà, a quel punto, telefonare ai successori di Obama per far venire i good boys dall’America ad aiutarci, siccome i good boys sono già qui da tanti decenni…

Avv. Gianluca Teat
(Potete contattarmi anche via e-mail gt.teat@gmail.com oppure sul profilo Facebook Avv. Gianluca Teat)

14/02/2016

Riproduzione vietata

(Immagini: Thomas Müntzer e Abū Bakr al-Baghdādī. Entrambi hanno saputo costruire un’ideologia di tipo religioso e un’organizzazione politica capaci di saldarsi agli interessi/necessità socio-economiche di larghi strati della popolazione: da qui il segreto del loro successo nonostante la profonda diversità di epoche storiche. Al tempo stesso, la scia di morte e distruzione che hanno lasciato dietro di loro sono la dimostrazione empirica e tangibile che «Il Regno di Dio non è di questo mondo» e che il Dio dei «Potenti» di questo mondo (in «veste» cristiana, musulmana, «pagana» ecc invocato da chi è «al governo» o da chi «tenta la rivoluzione») è nulla di più del Rex Mundi (Re del Mondo), tanto per usare un’espressione cara alla mistica dei Catari, sterminati anche loro proprio dai potentes di questo mondo. Non a caso la Storia insegna che la fusione di politica e religione non ha mai generato dei Paradisi Terresti, ma unicamente dei mostruosi golem spirituali che hanno aumentano a dismisura e senza senso alcuno le sofferenze dell’uomo, contribuendo, al tempo stesso, alla legittimazione di un potere temporale assoluto e/o autoritario: dagli assurdi sacrifici umani delle civiltà precolombiane, al rogo delle vedove (Sati) del mondo induista, all’Inquisizione Cattolica, alla Caccia alle Streghe del mondo Protestante (che superò in questo quello Cattolico) e alle antiche e moderne Guerre di Religione. Ieri come oggi Écrasez l’infâme! Ragionando e discutendo si può comprendere meglio la realtà. E la comprensione è la via che conduce al reale cambiamento. Proprio per questo il potere ha sempre temuto tanto chi ragiona veramente e, al contrario, apprezza e coopta chi si appiattisce agli schemi mentali (ieri religiosi oggi laici) che servono gli interessi dei gruppi dominanti.)

(modifica 17/02/2016 | 19.22)

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3 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Articolo notevole. Adatto anche per una rivista. Complimenti per il livello degli articoli. Non si trovano facilmente su quotidiani online.
    Rilevo che la politica crea i suoi eroi. La figura di Florian Geyer (mio nonno scrisse la tesi su di lui) fu elogiata sia dal Nazionalsocialismo che nella ex Germania Est. Sono tedesca, ma vivo in Italia da decenni. Le guerre contadine furono viste come momenti di lotte popolare sia dal Partito Nazionalsocialista che da quello Comunista, mentre ceti borghesi della Germania Ovest dimenticarono questa figura “scomoda”. Incredibile trovare oggi qualcuno che conosce ancora questi segreti della storia… Tra 30 anni non avremo intellettuali ma perfetti imbecilli. Pubblicate articoli così e fate ragionare il popolo! Brava Voce di Venezia! Voce di cultura!
    Helene

  2. Questi articoli sono utilissimi per comprendere meglio i fatti e le vicende storiche attuali e ci permettono di maturare una coscienza critica sugli stessi .E solo ragionando e discutendo in generale anche insime con altre persone che si può comprendere e maturare una coscienza sana tale da rendere meno sfalsata la nostra realtà percepita.Come ha gia’ detto Lei ” la comprensione è la via che conduce al reale cambiamento”.
    Il potere oggi è quello dei “capitali” e i due grandi “fronti” USA e RUSSIA oggi, sono sempre più l’emblema di questo strapotere economico. E’ appunto chi ragiona veramente “il vero nemico”, quello chi non si appiattisce agli schemi mentali e non si sottomette agli interessi dei gruppi dominanti.Speriamo che in futuro basti la massima diffusione della “forza delle idee”,anche senza possedere la “forza dei capitali” e forse questo sarà possibile proprio grazie a Internet e a persone che scrivono ed espongono i fatti chiari e mirati ,come fa’ Lei egregio avv. Teat .
    Sig.Antonio

    Avv. Gianluca Teat: Diritto Del Lavoro

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