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Gli Annientatori – la letteratura pop che fa paura

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Gli annientatori

Entrare in un libro di Gianluca Morozzi, ogni volta, è come salire sulle montagne russe: sai che ti porterà in alto, ti terrà in tensione per tutto il tragitto e poi ti sbatterà giù con un pugno nello stomaco. E tutto questo lo dico nel senso più positivo del termine: ad averne di autori italiani in grado di tenerti incollato, pagina dopo pagina, e darti quell’emozione forte anche se terrificante. Un po’ quello che ci aspettiamo quando andiamo a vedere un horror o un thriller: non vogliamo essere coccolati sulla poltrona, vogliamo attaccarci con le unghie e avere un’ alchimia con i protagonisti e provare paura per loro come se ci fossimo noi, lì, a soffrire quelle pene dell’inferno.

Tutto ciò accade anche per l’ultima opera di Morozzi, Gli Annientatori (TEA editore, 196pp, 13,00€) in cui prende vita il personaggio di Giulio Maspero, giovane autore bolognese con due radicatissime passioni: la scrittura e le ragazze. Due strade certe per la rovina. Infatti, tra qualche romanzo più o meno di successo e qualche flirt non proprio innocente, nel mezzo di una calda estate si ritrova senza fidanzata – soprattutto senza la sua casa in cui vivere comodamente – e privo della pace necessaria per completare il romanzo che possa liberarlo, una volta per tutte, dalle insidie di un conto pericolosamente in rosso. Ma poi, in una delle sue serate solitarie in giro per Bologna, si imbatte in un fumettista cialtrone e grottesco in partenza per l’Uruguay, che gli offre di trasferirsi a casa sua per prendersi cura delle piante durante la sua assenza. Una casa piccola, in periferia, senza l’aria condizionata e con vicini invadenti… ma pur sempre una casa gratis. Così Giulio, risollevato da quest’improvvisa fortuna, si trasferisce. Ma perché i vicini, tutti parenti tra loro, sono così gentili e accoglienti? E perché in quella mansarda non ci sono piante? Meglio non chiederselo, forse, visto quant’è affascinante e disinibita la nuova dirimpettaia…

Un’ inquietudine che non ti abbandona mai, una cultura pop che aleggia in ogni pagina, riferimenti nell’atmosfera a quel gioiello che è La casa dalle finestre che ridono , il fiato corto che ti lascia nella lettura, la voglia di non abbandonarlo nemmeno per un secondo per scoprire il destino di Giulio. Questo è quello che deve fare un libro di genere! Quella raccontata da Morozzi è l’emozione che cerchiamo in queste opere, macabre sì, ma che ci mettono i brividi perché, nel fondo del nostro subconscio, temiamo abbiano un velo di realtà nel mondo in cui viviamo.

Ed è così che ci troviamo in questa Bologna assolata, deserta sotto il caldo di agosto, dove sesso e paura si mescolano, dove gli odori della pelle arrivano alle nostre narici attraverso le pagine, ma ben presto vengono sostituiti da un altro odore che prima non riconosciamo, troppo mescolato a quello del fumo, del sole, del sudore, ma poi, pian piano gli altri si diradano ed ecco che capiamo che l’unico odore che ci rimane è quello della paura.

Un romanzo breve, che si avvicina di più al racconto, ma in grado di risultare anche per questo perfetto così e con un grandissimo pregio: quello di saperti sorprendere fino alla fine dove, nonostante la risoluzione, si fatica a riprendere fiato, come se ognuna di quelle parole scritte scavassero con un coltello dentro le nostre più recondite paure e nei ricordi pop del nostro bagaglio culturale.

Quindi prendete delle cuffie, mettete la colonna sonora giusta magari i Pink Floyd o i Pearl Jam, e lasciatevi trasportare da un mondo del thriller ancora in grado di sorprenderti come solo Morozzi sa fare.

Sara Prian

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