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GEO ( Eugenio Bruschi ) Quell’occhio che legge nell’anima. Mostra fotografica a Venezia

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Non si spiegherebbe, altrimenti, la presa di contatto, immediata, psicofisica di quei scatti con l’ambiente circostante, in quella notte nevosa, la quale ha dato vita ad una serie di foto che GEO ha titolato “ Capodanno in Lapponia”, nelle quali si legge la volontà di fermare per sempre momenti di vita e manifestazioni naturali, come quei bianchi fiocchi che sembrano galleggiare nel nulla della nostra immaginazione.
Solo un grande fotografo poteva avere l’inventiva di fermare il corso della Natura per cogliere il transito, tra la vita e la morte, di un fiocco di neve.

Un capitolo a parte merita il suo lavoro svolto in Guatemala, dove ha voluto essere presente a Tikal proprio il 21 Dicembre 2012 per documentare la nota profezia Maya sulla fine del mondo.
Questo suo reportage ha dato vita ad uno splendido catalogo: “ I Maya – La straordinaria attualità di un antico pensiero filosofico “ – GEO in Guatemala – con i testi di Eleonora D’Aquino – per i tipi della Tipografia Il Bandino – Bagno di Ripoli- Firenze.
Qui l’Autore, con l’accompagnamento, appunto, dei testi realizzati dalla nota scrittrice Eleonora D’Aquino, ha messo in evidenza, tramite le proprie opere, il procedere del tempo in questo arcaico Paese che riserva ai visitatori molteplici aspetti delle antiche tradizioni, quanto della moderna vita dei propri abitanti dediti si al quotidiano, ma altrettanto ben volti ad un passato così ricco di riti e credenze ancestrali che, solo in parte, possono farci capire la sua ricchezza culturale e l’amore per le proprie tradizioni, per la propria storia.

Da questo assunto nascono le splendide foto che ci mostrano antichi rituali a cui partecipano i cittadini nei fantasmagorici costumi del passato, ma dove si possono incontrare uomini e donne intenti alle normali attività giornaliere. GEO ha saputo cogliere ogni frammento di queste vite, quasi tracciandone…

GEO ha saputo cogliere ogni frammento di queste vite, quasi tracciandone l’esistenza attraverso i loro volti, l’incedere sulle antiche vie di città senza tempo, non dimenticando di mostrarci l’imponenza delle arcaiche costruzioni sorgenti misteriosamente dalle giungle lussureggianti, quasi a volerci rammentare che in questa parte di mondo, forse prima di noi, sorgevano culture così ricche da poter sopravvivere al logorio del tempo che, inesorabilmente, passa.

Come possiamo, allora, definire questo Uomo: Archeologo, Antropologo, Poeta o Esploratore ?
Direi, più semplicemente, un grande fotografo, la cui esperienza lo ha forgiato per riconoscere a prima vista un soggetto giusto al momento giusto, e qui risiede la sua grandezza d’Artista, la sua ineguagliabile intuizione e sensibilità nel saper decidere se, e quando, impugnare la macchina e premere un pulsante per fissare nella storia un soffio di esistenza umana, quanto un raggio di sole che accarezza le nuvole sospese sopra un mare dorato.

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Giorgio Pilla
Critico d’Arte

Venezia, giugno 2015

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