Furto milionario alla mostra di gioielli “Tesori dei Moghul e dei Maharaja”, ospitata a Palazzo Ducale a Venezia e che doveva chiudere domenica 7 gennaio. Due ladri sono riusciti a rubare mercoledì mattina da una teca, allestita assieme al resto della nella sala dello Scrutinio, due orecchini e una spilla. La mostra raccoglie per la prima volta in Italia, 270 tra gemme e gioielli indiani dal XVI al XX secolo appartenenti alla collezione dello sceicco Al Thani. I gioielli sottratti hanno un valore doganale dichiarato di 30 mila euro ma il valore reale, che potrà essere confermato solo dalla proprietà, potrebbe essere di qualche milione di euro secondo quanto affermato da fonti della Questura di Venezia.
L’allarme è scattato intorno alle 10 del mattino quando è i sistemi di sorveglianza hanno registrato l’apertura di una teca. In pochi istanti polizia e carabinieri, oltre al servizio di sicurezza interno, sono arrivati davanti alla teca, però, dei gioielli e dei ladri non c’era più alcuna traccia. Dall’analisi dei video di sorveglianza risulta che i due Arsenio Lupin, probabilmente spalleggiati da qualche complice mescolato tra la folla di turisti, dopo aver sottratto i gioielli dalla teca ed esserseli messi in tasca si sono allontanati subito indisturbati. Si sono diretti senza esitazioni verso l’uscita a passo molto spedito e si sono confusi con i turisti che si trovavano in quel momento in Piazza San Marco, facendo perdere le proprie tracce.
La Procura della Repubblica di Venezia ha aperto un fascicolo affidato al sostituto Raffaele Incardona e riguarda ignoti: l’ipotesi di reato è di furto. Da Roma sono arrivati a Palazzo Ducale anche gli agenti dello Sco (Servizio Centrale Operativo) della Polizia e in tutta la città storica lagunare sono stati attivati dei servizi di controllo e appostamento.
«Probabilmente non è un gesto estemporaneo: pensiamo che ci possa essere stato un sopralluogo. Le teche dovevano essere inaccessibili e proprio per questo dobbiamo capire i punti di debolezza per poter valutato come i ladri abbiano potuto commettere il furto» – ha spiegato il questore vicario di Venezia, Marco Odorisio – Ci sono tanti tasselli da mettere in ordine. L’indagine è un classico mosaico, dobbiamo partire dai particolari per poi allargarci e risalire a che ha commesso il furto; è prematuro parlare di autori italiani o stranieri stiamo visionando anche per questo le telecamere».
Sicuramente, oltre all’abilità e alla grande meticolosità nel preparare il furto milionario da parte dei due ladri, qualcosa non ha funzionato a livello di sicurezza e prevenzione.
«Il colpo è frutto di una conoscenza tecnologica da parte dei ladri altamente sofisticata che ha permesso loro di ritardare l’entrata in funzione dell’allarme e di aprire la teca contenente i gioielli senza romperla – ha dichiarato il questore di Venezia Vito Gagliardi all’Ansa -. L’allarme, molto sofisticato, è scattato ma chi ha compiuto l’azione ha potuto fare in modo che avvenisse in ritardo, permettendo ai ladri di uscire indisturbati». La teca pare sia stata aperta senza che i malviventi abbiano avuto la necessità di romperla. La mostra, dopo il furto, è stata chiusa al pubblico e una parte dei visitatori è rimasta all’interno di Palazzo Ducale fino a quando le forze dell’odine non hanno accertato il fatto che i due ladri si erano già dati alla fuga.