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Francesco Sicignano, dubbi del pm. Ladro albanese espulso dall’Italia

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Francesco Sicignano, dubbi del pm. Ladro albanese espulso dall'Italia

Francesco Sicignano ha appena raccontato d’aver sparato contro il ladro nella cucina di casa, di aver premuto il grilletto da una distanza di due metri e mezzo contro una sagoma che veniva incontro in modo «minaccioso». Ma il magistrato ha sul tavolo i risultati delle perizie e a lui la storia sembra diversa. A cominciare dal colpo sparato con una traiettoria dall’alto verso il basso, non dentro casa ma sulla scala esterna della villetta di Vaprio d’Adda, a nordest di Milano. In casa del pensionato non sarebbero state trovate tracce di sangue, né segni di effrazione, e dentro l’appartamento è stato repertato un solo proiettile inesploso. Per questo i magistrati, coordinati dal procuratore aggiunto Alberto Nobili, sono sempre più convinti dell’accusa di omicidio volontario per la quale Francesco Sicignano è indagato a piede libero.

I problemi per Francesco Sicignano cominciano da qui.
Non risulterebbero segni di effrazione, né tracce di sangue all’interno della villetta di Vaprio d’Adda (Milano) dove nella notte tra lunedì e martedì il pensionato Francesco Sicignano ha ucciso un ladro albanese di 22 anni. E il proiettile che ha raggiunto il giovane avrebbe avuto una traiettoria dall’alto verso il basso, compatibile con un colpo sparato dalla cima delle scale verso gradini più in basso.

Particolari, assieme ad altri elementi emersi dai primi accertamenti, che sembrerebbero confermare l’ipotesi che il ladro sia stato colpito frontalmente, con un proiettile al cuore, mentre si trovava sulle scale esterne dell’abitazione e non era ancora entrato in casa.

Una ricostruzione diversa, quindi, dalla versione fornita da Sicignano, accusato di omicidio volontario, che anche oggi ha ribadito di aver sparato in cucina all’albanese che era entrato nell’abitazione forse con due complici nelle vicinanze.

Accompagnato dal figlio e dal suo difensore, l’avvocato Antonella Pirro, il pensionato si è presentato in Procura e per quasi due ore è stato interrogato dal pm di Milano Antonio Pastore, titolare dell’inchiesta assieme al procuratore aggiunto Alberto Nobili.
“Ho visto la sagoma di un uomo all’interno della cucina, ho gridato ‘cosa stai facendo?’ e a quel punto lui invece di allontanarsi mi è venuto incontro, minaccioso”, ha spiegato nel corso dell’interrogatorio.

“Si trovava a circa due metri e mezzo, ho avuto paura di essere aggredito e ho sparato – ha proseguito – poi lui si è trascinato fuori casa, ancora vivo, uscendo sulle scale esterne”. Una scena che secondo il racconto di Sicignano si è svolta nel buio, in pochi istanti, durante i quali il pensionato ha avuto l’impressione che il 22enne fosse armato. Invece, aveva in mano solo una torcia elettrica.

Si attendono ora gli esiti degli esami balistici disposti dal pm e dell’ autopsia del 22enne (fissata per lunedì prossimo), che potranno fornire ulteriori elementi per ricostruire la dinamica.
Sono due i proiettili trovati finora dai carabinieri che hanno eseguito i rilievi. Un proiettile inesploso è stato trovato all’ interno della cucina, mentre l’altro è rimasto nel
corpo dell’ albanese.

Dopo aver sparato al giovane, il pensionato ha esploso altri due colpi all’esterno, in aria
stando alla sua versione. Ma i proiettili non sono stati trovati. Dalle prime indagini sembrerebbe, poi, che la traiettoria del proiettile che ha raggiunto l’albanese abbia avuto un percorso dall’alto verso il basso.
Tanto che il pm avrebbe contestato all’indagato questo fatto chiedendogli: “Scusi, ma lei è salito su una sedia per sparare?”.

Ci sono dubbi, inoltre, sull’ipotesi che il ladro, raggiunto da un proiettile al cuore, abbia avuto la forza di trascinarsi fuori di casa.
Stando alla versione dell’indagato, il giovane avrebbe dovuto prima uscire da una finestra per poi passare su una grondaia e su un terrazzo e, infine, arrivare alle scale.
Cosa che gli inquirenti ritengono poco probabile.

Infine, non sono state trovate tracce di sangue nella casa ma solo all’esterno, dove era riverso il cadavere.

L’albanese aveva numerosi precedenti penali, anche per furto. Era arrivato in Italia nel 2012 ed era stato espulso nel 2013.
“Attendiamo i risultati degli accertamenti – ha spiegato l’avvocato Pirro – il mio assistito e i suoi familiari sono ancora molto scossi per quello che è accaduto”.

Mario Nascimbeni

22/10/2015

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