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Formigoni davanti ai giudici: ma voi vi scambiereste gli scontrini degli amici?

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 formigoni davanti ai giudici

Formigoni davti ai giudici ammette un errore solo: essersi “esposto con leggerezza in un rapporto personale di confidenza” con il faccendiere Pierangelo Daccò. Ma, ha precisato, si trattava di una “amicizia” che “non si è mai riverberata sulle mie scelte politiche”.
Formigoni ci passava le vacanze assieme, è vero, dai Caraibi alla Sardegna, ed erano pagate sempre dall’amico, ma in quelle vacanze non c’è mai stato nulla di “architettato”, in pratica: non ci si accordava per nessun tipo di “favore”.

Roberto Formigoni, ex Governatore lombardo e ora senatore Ncd, si è presentato favanti ai giudici con un lungo monologo durato oltre tre ore. E’ stata la sua prima volta di una difesa accorata ma lucida davanti alle accuse del processo Maugeri che lo vede imputato per associazione per delinquere e corruzione.
Vestito in modo sobrio e senza sfoggiare giacche colorate come capitato in altre occasioni, l’ec Governatore si è concesso anche termini come “motoscafino” o “braghette” e riferimenti alle “fiamme” estive attribuitegli dai “giornali di gossip”.
Formigoni però, ha deciso di non farsi interrogare e di non sottoporsi alle domande dei pm Laura Pedio e Antonio Pastore e dei giudici della decima sezione, preferendo rilasciare un ‘fiume’ di dichiarazioni spontanee.
“Non mi sottraggo al confronto – ha spiegato – ma ritengo che questa modalità mi consenta di fornire una descrizione ampia, completa ed esauriente evitando il rischio che con l’interrogatorio ci si concentri su particolari distorcenti”.

Secondo l’ipotesi accusatoria, dalle casse della struttura di riabilitazione Maugeri sarebbero usciti circa 61 milioni di euro in 10 anni, soldi da cui sarebbe stata creata la provvista per concedere benefit di lusso all’ex Governatore per circa 8 milioni di euro, tra cui viaggi aerei, vacanze e un maxisconto sull’acquisto di una villa in Sardegna.
In cambio, attraverso l’opera dell’ex assessore Antonio Simone e del faccendiere Daccò, la fondazione pavese avrebbe ottenuto con delibere di Giunta favorevoli circa 200 milioni di euro di rimborsi indebiti.

Formigoni, invece, dopo aver rivendicato, parlando spesso di sè in terza persona, la “legittimità incontestabile degli atti del Presidente della Regione Lombardia” in campo sanitario, è entrato nel dettaglio dei rapporti “personali” ed “amicali” con gli altri due imputati.
E se nell’aprile 2012, quando il presunto scandalo Maugeri era appena esploso, diceva alla stampa di aver probabilmente buttato le ricevute dei rimborsi delle spese anticipate da Daccò, oggi davanti al collegio ha sostenuto: “Io accettavo i suoi inviti per i viaggi e Daccò si faceva carico delle spese e non ha mai chiesto nulla, anzi io ho provato a pagare e forse una volta ci sono riuscito e poi cercavo di sdebitarmi con delle cene a casa mia o con visite in località turistiche”. E scorrendo ad una ad una le imputazioni ha liquidato le “utilità” contestate dalla Procura come “scambi tra persone che sono amiche” e “l’amicizia è la tipica cosa in cui non ci sono calcoli, è una categoria dell’essere umano studiata dalla più antica antichità”.

Formigoni davanti ai giudici inserisce anche l’affondo: “Ma tra amici ci si scambiano gli scontrini, le ricevute?”.
Oltre a presentare la “regola” della distinzione tra amicizie e funzioni pubbliche, ha illustrato un “metodo” di attribuzione delle competenze: spettava ai dirigenti di Regione Lombardia “dire se un atto fosse legittimo o no, io ero il presidente della Regione e avevo un ruolo politico, dovevo occuparmi di politica e delle modalità tecniche si occupavano i dirigenti come Sanese”, altro imputato.

Poi le stoccate alla Procura che “ha fatto rogatorie anche in Papuasia ma non ha trovato un euro, un rublo o un dollaro”. Ed il fatto strano per gli inquirenti che sui suoi conti non ci fossero movimentazioni lo ha spiegato così: “Versavo alla mia casa dei Memores Domini dai 50mila ai 70mila euro ogni anno che venivano gestiti dall’amministratore per tutte le esigenze”.

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