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Dov’è finita Audrey? Sophie Kinsella parla ai giovani scrutando gli adulti

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Dov'è finita Audrey Sophie Kinsella

Sophie Kinsella in questi anni ci ha sempre deliziato con le avventure di Becky in I Love Shopping, oppure con altre protagoniste talmente semplici e simpatiche che era impossibile non affezionarsi o rivedere noi stesse. Ora l’autrice inglese ha fatto un passo in più con “Dov’è finita Audrey?” edito da Mondadori con traduzione di Stefania Bertola, rivolgendosi ora ai più giovani, i cosiddetti Young Adult, parlando però anche agli adulti con il suo solito modo diretto, scorrevole ed assolutamente coinvolgente.

Ma chi è Audrey, la protagonista di questo nuovo romanzo? E’ una 14enne che da tempo non esce più di casa. Qualcosa di brutto è successo a scuola, un episodio di bullismo che l’ha profondamente segnata e ora lei è in terapia per rimettersi da gravi attacchi d’ansia e panico che non le permettono di avere contatti con il mondo esterno. Per questo indossa perennemente dei grandi occhiali scuri, il suo modo di proteggersi e sfuggire al rapporto con gli altri. Il fratello invece è un simpatico ragazzino ossessionato dai videogiochi che, con grande disperazione della madre nevrotica, non si stacca un attimo dal suo computer e dal suo amico Linus che condivide la sua stessa mania. Ma quando Audrey incontra Linus nasce in lei qualcosa di diverso… deve poter trovare un modo per comunicargli le sue emozioni e le sue paure.

Se normalmente Sophie Kinsella ci aveva fatto ridere anche a crepapelle, in romanzi leggeri e pieni di vitalità, con questo “Dov’è finita Audrey?” scopriamo come l’autrice riesca, pur mantendosi fedele al suo stile scoppiettante, diventare profonda, riflessiva, universale. Tematiche attuali come il bullismo, ritrovare se stessi, cercare il proprio posto nel mondo, si mischiano con le classiche dinamiche di una famiglia qualunque dove comprensione e litigi sono all’ordine del giorno.

Lo stile spigliato in prima persona di Audrey ci fa entrare completamente nel suo mondo, pieno di demoni, ma anche di luce e di speranza. Non solo gli occhi puri e limpidi del fratello Felix, gli unici che riesce a guardare perché in lui non c’è paura, non c’è giudizio, ma anche Linus che, proprio come una coperta, riesce a tirare fuori Adurey dal suo bozzolo, dalla sua “malattia” che, purtroppo, è così comune di questi tempi.

“Fobia sociale, disturbo d’ansia generalizzato ed episodi depressivi” questa la diagnosi della giovane, questa la diagnosi della società moderna. Ecco perché parlavo di romanzo universale, perché Audrey è il simbolo della società moderna, nascosta dietro un paio di lenti scure e dietro la tecnologia, che dialoga col mondo solo attraverso il computer, il cellulare o, magari, dei bigliettini.

Con “Dov’è finita Audrey?” Sophie Kinsella ci regala uno dei suoi romanzi più riusciti, universali che parla al giovane, scrutando l’adulto (che sarà).

Sara Prian

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