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Dove finisce la notte – Il Terzo Reich e i legami familiari

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Se pensate, in occasione dell’annuale Giornata della Memoria, di dedicarvi ad un romanzo che non sia il classico libro sulla Shoah, che parla di campi di concentramento e dello sterminio nazista, provate a leggere Dove finisce la notte, di Daniela Tully (Garzanti, pagg. 288, €17.90).

Tutto ha inizio quando nel 1990, in quel di Monaco, 1990, alla porta di Martha Wiesberg arriva una lettera inaspettata, datata 1944 e destinata a cambiarle la vita per sempre. Sopravvissuta allo sterminio nazista, l’anziana signora ha conosciuto l’odio e la violenza, ma, per la prima volta, ha paura delle parole scritte, del segreto che custodiscono e che la riporta agli anni dell’ascesa di Hitler e del Terzo Reich. Martha però non ha scelta: deve partire per un luogo che solo lei conosce e scoprire la verità.
25 anni dopo, nel 2017, Maya, la nipote, cerca di far luce sulla morte della nonna. Scomparsa nel nulla, molti anni prima, è stato rinvenuto il suo corpo… in America. Decide di indagare, parte per gli States e capisce che la nonna ha sempre voluto che lei arrivasse lì, disseminando tanti piccoli indizi nelle sue storie. C’è un’ultima storia che aspetta di essere svelata, quella che riguarda la guerra, di una promessa che attende di essere mantenuta e di un odio che non bisogna dimenticare.

La crudeltà del nazismo, il potere di Hitler che avanza inesorabile e dietro a tutto questo, nell’oscurantismo, dei giovani che cercano di lottare, che si amano di nascosto, che non riescono a non gridare il loro orrore per quel periodo storico-politico, di quanto Hitler sia il contrario di ciò che dovrebbe essere un leader democratico.

Maya ormai quarantenne poco sa del passato della nonna, di ciò che ha dovuto vedere e sopportare con i propri occhi. Dovrà andare fino in America per capire la sofferenza provata da Martha negli anni ’30-’40, quando non si poteva esprimere la propria opinione se non quella a favore del Fuhrer e come fosse difficile, anche per il suo allora amato, riuscire a vivere sotto falsa identità e dover parteggiare per quel dittatore.

Maya rimane sconvolta dopo aver saputo della morte della nonna ed è proprio in quel momento, quando decide di indagare lei stessa sul ritrovamento dei resti dell’anziana donna, risalenti a più di una ventina di anni prima, che il romanzo si trasforma quasi in un giallo/thriller. Sono numerosi i segreti che si nascondono tra le montagne americane, ma guidati da Maya, i lettori si ritroveranno immediatamente immersi nella storia.

Come avrete capito, la Seconda Guerra Mondiale deve ancora scoppiare e Daniela Tully non si sofferma poi troppo sugli eventi storici, le piace tenerli in sottofondo. Il periodo nazista diviene ottimo contesto, ma quasi un pretesto funzionale a collegare un evento presente con il passato.

Nonostante la discutibile composizione del romanzo (quasi a comporre un puzzle), Dove finisce la notte è un giallo avvincente, che tiene incollato il lettore. Curiosità, tensione, voglia di arrivare la fine per rincorrere la stessa verità che rincorre Maya e soprattutto una magnifica costruzione dei personaggi: si soffre con loro, si vive come se fossimo loro.

Alice Bianco
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