La Storia ci ha narrato che il nostro paese nel 1914, allo scoppio della guerra, vide le forze politiche, culturali e sociali schierarsi variamente. C’era chi auspicava l’intervento militare, chi la neutralità. Fra gli interventisti, Gabriele d’Annunzio, i neutralisti erano rappresentati da Giolitti. Nulla o quasi si sa dell’opinione pur autorevole delle donne in proposito, essendo la politica considerata una virtù di portata maschile.
Nell’area veneta, a ridosso del fronte, le donne vissero esperienze per molti aspetti peculiari rispetto al resto del territorio nazionale, sperimentando per prime gli effetti di una guerra totale: i bombardamenti, le devastazioni delle campagne e delle città, la fuga, l’evacuazione forzata, le violenze e gli stupri. Questo accentuò il loro ruolo di vittime, ma stimolò anche un protagonismo sociale e politico di grande rilevanza che le vide promotrici di una miriade di iniziative a sostegno degli orfani di guerra, dei poveri, dei disoccupati, dei profughi e sfollati, dei feriti e delle truppe, in ruoli anche direttivi e di responsabilità, come direttrici di laboratori e centri di assistenza, madrine di guerra. .
L’assunzione di impieghi precedentemente maschili, che caratterizzò in generale tutta l’esperienza della guerra, si spinse in quest’area nord-orientale fino all’assunzione di pesanti e rischiosi lavori di supporto all’esercito e di rifornimento per le truppe “in odor di vittoria”, vittime anch’esse di decisioni altrui, ma piegate dalla forza dell’eroismo a tutti i costi.
Si trattò di esperienze radicali, che incisero profondamente nel vissuto delle donne e nei modelli di genere, destinate ad avere ripercussioni rilevanti e ambivalenti nel dopoguerra.
Chi ricorda in fondo la fatica delle donne che la guerra l’hanno subita, chi teneva conto della disperata tenacia di madri che non riuscivano a proteggere i loro figli.
Le donne non hanno mai voluto la guerra che gli uomini hanno combattuto. E loro hanno fatto la resistenza. Gli uomini dalle trincee, pur patendo, sognavano vittoria e gloria per la patria, le donne non sognavano più.
Ma il loro incedere laborioso le ha portate a contribuire a lenire i disagi, il loro “fare”, invisibile agli strateghi delle ragioni della guerra, ha contribuito a rinforzare la Storia di solide e umane esperienze di vita e di testimonianza che solo molto più avanti nel tempo, sarebbero state riconosciute.
Grazie al cuore e alle mani delle donne che hanno protetto i figli e la famiglia, grazie al loro sacrificio, la Storia si eleva a portatrice di Pace, unico collante per una vera umanità.
Andreina Corso
24/05/2015
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